Incontro con Paviotti, l’ultimo italiano sugli u-boot

1319

Venerdì 13 ottobre, alle 21 nella sala “Solavaggione” della biblioteca civica di via Valobra 102, l’Associazione nazionale Marinai d’Italia – sezione “Giuseppe Dominici” di Carmagnola e l’Associazione culturale “Il Carmagnolese” invitano tutta la popolazione a partecipare una serata imperdibile con un testimone diretto di importanti eventi storici legati alla Seconda Guerra Mondiale. A Carmagnola sarà infatti presente Renato Paviotti, uno degli ultimi due sommergibilisti italiani ancora in vita ad aver manovrato gli U-Boot (e non solo!) nel corso dell’ultimo conflitto mondiale di oltre settant’anni fa.
Paviotti, friulano classe 1922 (95 anni il prossimo 26 ottobre), è nato a Palmanova, in provincia di Udine. Operaio metalmeccanico, si arruola 18enne come radiotelegrafista nella Marina Militare Italiana, a Venezia.
La sua conoscenza, infatti, era molto richiesta all’epoca a bordo delle navi, al pari di tanti “marinai di terra” (inclusi numerosi carmagnolesi) che negli anni si sono imbarcati pur non essendo cresciuti in luoghi di mare. Da Venezia viene quindi trasferito a La Spezia, per un corso di specializzazione. Qui entra in contatto con quella che sarebbe diventata la sua passione, coronando il sogno di una vita: i sommergibili. Passate le selezioni per diventare sommergibilista, si sposta a Pola, in Istria, per un addestramento specifico, molto duro sia dal punto di vista fisico che per l’alto numero di competenze richieste. È il 1940, anno di inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Ancora “cadetto”, esce ogni giorno in mare con i suoi commilitoni sui due sommergibili-scuola, il Mameli e il Medusa. Proprio nelle acque dell’Adriatico, è quindi testimone di uno degli episodi storici più drammatici di sempre per la Marina Militare italiana: imbarcato sul “Mameli”, assiste infatti all’affondamento del “Medusa” da parte degli inglesi, atto che costò la vita a decine di marinai italiani. Paviotti, dalla torretta, vede il drammatico scontro e, successivamente, prende parte agli infruttuosi tentativi di salvataggio degli uomini affondati.
Graduato, viene quindi imbarcato sul Roggero VII e sul Cappellini, trasferendosi a Bordeaux, porto francese sulla costa atlantica che al tempo era la base generale per le operazioni dei sommergibili dell’Asse. In quel periodo, intanto, la Marina italiana compra dieci U-Boot dai tedeschi e Paviotti è scelto per svolgere un addestramento specifico con la Marina tedesca e imparare a pilotare quei sommergibili.

Nel frattempo, però, arriva l’8 settembre 1943. Richiamato a Bordeaux, viene radunato insieme agli altri 500 marinai italiani presenti nella base. Qui il comandante Enzo Grossi, responsabile in loco della Marina italiana, fa un discorso tanto chiaro quanto terribile: “o si continua a combattere al fianco dei tedeschi, o si finisce nei campi di concentramento”. La scelta di continuare a vivere viene presa da tutti, anche se i tedeschi iniziano a fidarsi sempre meno degli italiani. Paviotti, così, si trova imbarcato su un peschereccio, sequestrato dai tedeschi ai pescatori locali e trasformato in motovedetta d’altura con qualche armamento leggero. Dopo alcuni mesi, la Marina Militare italiana riesce a riportare a Pola uno dei suoi migliori sommergibilisti, destinandolo a testare i mini-sommergibili Caproni di Classe CB, in grado di imbarcare solamente tre marinai e utilizzati per manovre agili e azioni di commando. Nel caos post Armistizio, con gli Alleati in risalita verso nord, Paviotti si trova però a girare diverse caserme e porti, fino alla fine della Guerra.
Qui, l’amara notizia: dopo essere stato sotto processo, per verificare eventuale collaborazionismo con i nazisti, viene assolto dall’accusa grazie alla sua fedeltà alla Marina italiana ed è reintegrato nel nuovo esercito post 25 aprile. Ma perde i gradi. Per alcuni mesi opera a bordo dell’incrociatore “Pompeo Magno” in azioni di pattugliamento congiunte con gli inglesi. Il primo settembre 1949, però, decide di lasciare la divisa da marinaio -sentendosi profondamente umiliato per il trattamento ricevuto- e torna alla vita civile.
Ancora una volta, però, il suo straordinario talento unito a tenacia e passione per la tecnica lo portano a intraprendere una nuova avventura, questa volta in campo aeronautico: inizia infatti a lavorare per Aeritalia, curando gli impianti idraulici dei Tornado. Prosegue così la sua carriera lavorativa girando tra Italia, Europa e Stati Uniti, specializzandosi in turbine di aerei militari.
«Il 13 ottobre avremo l’occasione, più unica che rara!, di conoscere un testimone diretto della Storia e della tecnologia sia della Marina militare che aeronautica: un incontro da non perdere per tutti gli appassionati di Storia e non solo», commentano gli organizzatori della serata, a ingresso libero fino a esaurimento posti. La serata sarà moderata da Piergiorgio Sola, direttore de “Il Carmagnolese”, e prevede gli interventi di Renato Paviotti, di Massimo Alfano (presidente del museo civico navale) e di Giuseppe Di Giugno (presidente Anmi Carmagnola).