Politica locale in fibrillazione sull’ospedale unico

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La Politica carmagnolese si scontra sul tema dell’ospedale unico dell’Asl TO5.

Le Opposizioni si sono scatenate in Consiglio comunale contro  la paventata “vendita” del San Lorenzo. I gruppi di minoranza –Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Pdl, oltre al consigliere indipendente Giuliano Biasibetti- hanno presentato un’interpellanza urgente al sindaco e una mozione per chiedere il ritiro dell’adesione di Carmagnola al progetto proposto dalla Regione di realizzare un’unica struttura per tutta l’Asl, in nome della tutela dell’ospedale cittadino.

Primo firmatario dell’interpellanza è il grillino Sergio Lorenzo Grosso. «Il sindaco, non più tardi dello scorso febbraio in occasione del Consiglio comunale aperto dedicato proprio al San Lorenzo, ha avuto un incarico ben preciso da tutti i consiglieri comunali: intraprendere tutte le iniziative possibili per salvaguardare e valorizzare il nosocomio carmagnolese –commenta l’esponente del M5S, che stigmatizza anche la possibile concessione a privati per la gestione del nuovo ospedale unico- E adesso cosa fa? Senza consultare nessuno, popolazione e consiglieri, decide che il San Lorenzo può essere “venduto” e che noi carmagnolesi siamo d’accordo ad avere un ospedale unico all’interno Asl. Sarebbe questa la tanto decantata partecipazione? Come si concilia tutto ciò con la convinzione di “salvaguardare le eccellenze dell’ospedale di Carmagnola”? Solo due anni fa assistevamo a cortei, fiaccolate e quant’altro con il nostro sindaco in testa, in difesa del nosocomio cittadino. E oggi?».

Il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Pampaloni, esordisce con un sonoro “vergogna” indirizzato non solo al sindaco, ma anche a tutta la Maggioranza di centrosinistra. «Dopo anni di chiacchiere, di raccolte firme strumentali, di numerosi documenti approvati in Consiglio comunale, di accuse a Cota e al centrodestra, ecco finalmente la verità: il Pd carmagnolese e la giunta Testa votano a favore di un ospedale unico fuori Carmagnola –attacca- Migliaia di cittadini menati per il naso, con un comportamento che danneggia anche i movimenti schietti come la Lega, che si era coraggiosamente assunta le proprie responsabilità amministrative e politiche riorganizzando i reparti ospedalieri. Silvia Testa si lamentava che a Carmagnola si possono più far nascere bimbi: dopo il suo voto in Conferenza dei Sindaci si chiuderà del tutto il San Lorenzo».

Per il Pdl, infine, arriva l’analisi del consigliere Alessandro Cammarata. «Sul territorio dell’Asl ci sono tre ospedali –Carmagnola, Chieri e Moncalieri- che basterebbe far lavorare al meglio, contando ad esempio che una struttura messa di recente a nuovo come il San Lorenzo potrebbe prendere il posto di Moncalieri come ospedale di primo livello all’interno dell’Asl. Si risparmierebbe così una spesa di svariati milioni di euro per il nuovo ospedale, mantenendo in funzione i presidi cittadini, comodi per la popolazione: mi sembra una soluzione logica e abbastanza semplice». Quindi l’appello: «Riteniamo che si debba bloccare la situazione fino a nuove elezioni e chiediamo un nuovo momento di confronto pubblico sulla questione».

Il segretario cittadino del Pd, Paolo Sibona, per respingere al mittente le accuse rivolte al suo partito, alla Maggioranza e al sindaco Testa di aver cambiato diametralmente posizione rispetto alle battaglie fatte in passato a difesa del San Lorenzo. «Il centrodestra sta strumentalizzando il tema dell’ospedale unico, con accuse false basate su una ricostruzione errata delle vicende. Partiamo dai fatti. L’ospedale unico era in progetto da anni (allora si pensava in zona Carpice, tra Moncalieri e Nichelino, ndr): ai tempi erano tutti d’accordo sull’opera, accantonata durante l’epoca Cota per mancanza di soldi, non perché ritenuta sbagliata dal punto di vista sanitario –ricorda- Inoltre, negli anni di Cota alla guida della Regione, il San Lorenzo è stato “spolpato”, per lasciare stanze vuote al posto dei reparti chiusi. Con l’arrivo di Chiamparino, questo depotenziamento è stato fermato: anzi, il nuovo piano aziendale presentato dal direttore generale dell’Asl prevede una riorganizzazione dei tre ospedali esistenti per farli funzionare meglio. Ciò che i carmagnolesi hanno sempre chiesto».

Come si concilia, però, la presunta vendita del nosocomio cittadino con i piani di difesa dello stesso? « Dire che si chiude il San Lorenzo per venderlo e poi, con i soldi incassati, si costruirà, chissà quando, il nuovo ospedale unico è semplicemente una “bufala”. E’ evidente che si tratta di un progetto dai tempi lunghi –replica Sibona- Al contrario, nell’atto di indirizzo tutti i sindaci si sono espressi all’unanimità anche nel chiedere che, nel frattempo, i servizi negli ospedali esistenti vengano potenziati».

Per il futuro, però, la strada è quella indicata da Saitta: un’unica struttura, baricentrica rispetto al territorio dell’Asl, anziché i tre attuali presidi. «Bisogna fare attenzione: la prospettiva è ben diversa rispetto al passato. Non si parla più, infatti, di chiusure “e basta”, come avvenuto per il Punto Nascita, ma di un progetto alternativo, che mira al miglioramento generale dei servizi sanitari erogati sul territorio. Non dimentichiamo che proprio la nostra Asl sarà l’unica della zona, insieme a Torino con la “Città della Salute”, a beneficiare di un così cospicuo investimento di risorse. Non è un caso, pertanto, che tutti i 40 sindaci, di ogni “colore” politico, abbiano approvato il progetto regionale».

Francesco Rasero