Circa 350 persone hanno preso parte al corteo silenzioso per Gaza e a supporto del popolo palestinese, organizzato ieri sera dalla Scuola di Pace di Carmagnola. Il foto-racconto de “Il Carmagnolese”.

Grande partecipazione a Carmagnola per il corteo silenzioso “Fermiamo il massacro”, promosso dalla Scuola di Pace a sostegno del popolo palestinese e contro il genocidio in corso a Gaza.
Circa 350 persone hanno preso parte alla camminata non violenta svoltasi ieri, martedì 24 giugno 2025, nonostante l’orario serale e le temperature elevate, che superavano i 30 gradi.

L’iniziativa, organizzata dalla Scuola di Pace di Carmagnola e aperta a tutta la popolazione, è partita poco dopo le 20 da piazza Sant’Agostino per concludersi sotto l’Ala di piazza IV Martiri, attraversando in silenzio via Valobra.
La serata si è aperta con la lettura di un comunicato degli organizzatori, che hanno ribadito il proprio impegno a fianco del popolo palestinese e ha richiamato il dovere di “scegliere da che parte stare della Storia”.

Sono poi stati letti due testi poetici: “Se dovessi morire” di Refaat Alareer, intellettuale e poeta di Gaza ucciso nel dicembre 2023, e un brano del poeta turco Nazim Hikmet, che ha posto termine del corteo.
La manifestazione si è svolta in modo composto e partecipato, con l’obiettivo –come sottolineato dagli organizzatori– di unire voce, coscienza e presenza civile in un percorso educativo fondato sulla non-violenza e sulla giustizia.

Il comunicato della Scuola di Pace
“La Scuola di Pace aperta a tutta la cittadinanza ha avviato un percorso di sostegno alla lotta che il popolo palestinese sta conducendo per la libertà e la giustizia, una lotta di sopravvivenza contro il genocidio perpetrato dal governo di Israele.
Siamo convinti di una cosa: la lotta a fianco dei palestinesi è una lotta fondamentale per affermare la giustizia, è una lotta che riguarda tutti/e e in prima persona chi vive la scuola.
La scelta che ci troviamo di fronte è semplice: stiamo dalla parte della violenza indiscriminata, genocidaria e colonialista oppure difendiamo i diritti democratici che faticosamente le generazioni che ci hanno preceduto dopo la seconda guerra mondiale hanno costruito e ci hanno lasciato in eredità?

Nella pedagogia della non violenza Aldo Capitini diceva che pace non è la semplice assenza di violenza, ma piuttosto un impegno, di bambini e adulti, per trasformare la realtà: una nonviolenza dalla quale deve necessariamente scaturire un percorso di “liberazione” dalla violenza a livello etico, religioso, sociale.
La pace non la si costruisce solo attraverso il rifiuto integrale della guerra (armi ed eserciti), ma anche mediante fondamentali azioni educative. L’educazione nonviolenta vuole innescare una necessaria rivoluzione profonda e strutturale della società.
Essere cittadine e cittadini attivi significa scegliere da che parte stare della storia e avviare pratiche quotidiane, educative di pace. A partire dalle nostre scelte.
Tocca a noi scegliere da che parte stare. Noi abbiamo deciso di camminare a fianco del popolo palestinese perché la loro causa è la nostra causa.

La poesia di Reefat Alaarer “Se dovessi morire”
Refaat Alareer (1979 – 2023) era un poeta, scrittore e professore universitario di letteratura comparata presso la Islamic University di Gaza. Attivista, cofondatore del progetto We Are Not Numbers, nato per raccontare storie di quotidianità con la collaborazione di autori affermati e giovani scrittori di Gaza.
La poesia che qui pubblichiamo è stata scritta in inglese il 1° novembre 2023. L’intellettuale gazawi, appassionato di Shakespeare, è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2023, insieme ad altri sette membri della sua famiglia, durante un raid israeliano che ha colpito la sua casa.

Se io dovessi morire
tu devi vivere
per raccontare
la mia storia
per vendere tutte le mie cose
comprare un po’ di stoffa
e qualche filo,
per farne un aquilone
(magari bianco con una lunga coda)
in modo che un bambino,
da qualche parte a Gaza
fissando negli occhi il cielo
nell’attesa che suo padre
morto all’improvviso, senza dire addio
a nessuno
né al suo corpo
né a se stesso
veda l’aquilone, il mio
aquilone che hai fatto tu,
volare là in alto
e pensi per un attimo
che ci sia un angelo lì
a riportare amore
Se dovessi morire
che porti allora una speranza
che la mia fine sia una storia!
[fotografie e resoconto a cura di Enrico Perotti © Il Carmagnolese]