È disponibile online il bando del Valsusa Filmfest, giunto alla sua trentesima edizione. La scadenza sarà il 1 febbraio 2026.

È stato pubblicato online il bando di concorso della 30esima edizione del Valsusa Filmfest, in programma tra marzo e aprile 2026 in vari comuni della Valle di Susa.
“Un traguardo importante per un festival che, dal 1997, è diventato punto di riferimento per la comunità valsusina e per tanti autori che attraverso il cinema hanno raccontato memoria, territorio, diritti, ambiente e cambiamenti sociali. Trent’anni di festival rappresentano un percorso culturale e civile che ha attraversato generazioni di studenti, volontari, artisti e spettatori. Un viaggio che continua oggi con lo stesso spirito originario: promuovere cultura, stimolare pensiero critico, costruire comunità consapevoli e raccontare i cambiamenti sociali e politici del nostro tempo“, commentano gli organizzatori.
Anche quest’anno il cuore del Valsusa Filmfest è rappresentato dal concorso cinematografico, aperto ad autori emergenti e professionisti, suddiviso in sei sezioni: Cortometraggi, Disertare, Fare Memoria, Le Alpi, Videoclip Musicali e Green Screen. La novità di questa edizione è la sezione Disertare, proposta in collaborazione con l’Associazione Vittime Civili di Guerra sezione Piemonte e Valle d’Aosta, dedicata a opere che raccontino esperienze, storie e testimonianze di non violenza, rifiuto della guerra, antimilitarismo e disobbedienza civile, con particolare attenzione al tema contemporaneo delle spese militari e delle nuove propagande belliche. Una sezione che dialoga profondamente con la dedica a Fabrizio De André e con l’identità civile del festival.
A questa si affiancano le altre sezioni: “Cortometraggi”, a tema libero, accoglie film di finzione con durata massima di dieci minuti; “Fare Memoria”, realizzata in collaborazione con ANPI Valle di Susa, invita a raccontare la Resistenza o i suoi valori reinterpretati nella contemporaneità; “Le Alpi”, per esplorare la montagna come luogo di identità, comunità, ambiente e avventura, con filmati fino a trenta minuti; “Videoclip Musicali”, per promuovere originalità visiva e musicale; “Green Screen”, realizzata con l’IISS Des Ambrois di Oulx, per dare voce a opere dedicate alla sostenibilità ambientale e alle urgenze climatiche che riguardano il presente e il futuro del pianeta.
Il regolamento completo, le specifiche tecniche e i dettagli sui premi sono disponibili sul sito. Per partecipare sarà necessario registrarsi sulla piattaforma dedicata, dove sarà possibile caricare la propria opera fino alle ore 24:00 del 1° febbraio 2026.
Il 30° Valsusa Filmfest si svolgerà nei mesi di marzo e aprile 2026 in numerosi comuni della Valle di Susa, con proiezioni, eventi culturali ed artistici che coinvolgono scuole, associazioni e tante singole persone, grazie a un tessuto di relazioni che nel tempo che ha reso il festival un laboratorio permanente di cittadinanza attiva e riflessione critica.
La 30esima edizione viene dedicata a Fabrizio De André, “cantore e poeta degli ultimi”, artista capace di dare voce alle ingiustizie, alle comunità marginalizzate e alla fragile bellezza della natura. Una dedica che rinnova il legame del festival alla sua identità originaria, nata trent’anni fa dal desiderio di costruire un luogo di cultura, partecipazione e memoria collettiva.
Nel 1997, Armando Ceste – regista, artista visuale torinese e primo direttore artistico del Valsusa Filmfest, scomparso nel 2009 – ideò quello che è tuttora il logo del festival: un simbolo dalle origini pellerosse (Unkathae), metà divinità degli Indiani del Nord America e metà pellicola cinematografica. Ceste realizzò anche l’immagine della prima locandina, raffigurante un Indiano a cavallo ritratto di spalle, evocativa di un lungo viaggio intrapreso spesso in “direzione ostinata e contraria”.
Riprendendo questa intuizione visiva, il Valsusa Filmfest rinnova oggi la sua “cavalcata” verso il futuro anche attraverso la figura del mitico Faber e l’immagine della copertina di uno dei suoi album, “Fabrizio De Andrè” (1981), noto per l’immagine tratta dal dipinto “The Outlier” di Frederic Remington (1909), dove l’Indiano a cavallo è rappresentato frontalmente. Una figura fiera, che avanza verso di noi evocando un popolo che resiste, una memoria che ritorna e un cammino che prosegue: proprio come il viaggio del festival nella sua lunga storia e in questa nuova edizione.
















































