L’influencer di LinkedIn Filippo Poletti a “Il Carmagnolese” dopo il suo intervento sul palco della Fiera 2025: «Il peperone di Carmagnola, come tutto l’agroalimentare, è il “petrolio” dell’Italia».

Molti carmagnolesi (e non solo) lo hanno ascoltato dal vivo sul palco di piazza Sant’Agostino durante la 76esima Fiera del Peperone di Carmagnola: oggi Filippo Poletti -giornalista, docente universitario e influencer di LinkedIn, “Top Voice” con oltre 120 mila follower- approfondisce in esclusiva con “Il Carmagnolese” alcuni spunti emersi durante la manifestazione.
Quando è stato ospite in città, ha detto che la parola-chiave del lavoro è l’ascolto attivo dei dipendenti da parte dei manager. Conferma?
«Assolutamente: i manager devono avere le orecchie lunghe come “i peperoni quadrati allungati di Carmagnola”. Devono, cioè, ascoltare attivamente i collaboratori per instaurare un dialogo sempre più costruttivo».
Lei è noto in rete per raccontare tutti i giorni, sui social, spunti positivi. Quali sono tre esempi di aziende che hanno ascoltato i collaboratori dal suo osservatorio della Rassegnalavoroit, che porta avanti, interrottamente, dal 2017?
«Ne citerei tre, di cui uno proprio nella vostra Regione. In Piemonte è attiva alla Ferrero la concergerie, ossia lo sportello dei servizi utili o “sportello risparmia tempo”: è nato con l’obiettivo di aiutare i dipendenti nella gestione delle commissioni quotidiane. E, chi lavora, sa bene che il tempo è tiranno. A Bologna, invece, Illumia ha introdotto, come altre aziende in Italia, la maternità facoltativa al 100%: due mesi a stipendio pieno, rispettivamente il sesto e il settimo di astensione dal lavoro (dopo i primi cinque di maternità obbligatoria). Infine, a Pescara, Fater ha liberalizzato le ferie: come ha detto il suo general manager Antonio Fazzari, “se ne prendi di più, e questo è compatibile con il lavoro e ti organizzi con i colleghi, che problema c’è?”».

Qual è la fotografia del mondo del lavoro, oggi?
«Nelle aziende lavorano, fianco a fianco, quattro generazioni: ci sono i Boomer, over 57, ossia i lavoratori più “maturi” che potremmo definire i “leader dell’esperienza”. Poi, ci sono i Gen X, quelli nati tra il 1961 e il 1979, i cosiddetti “manager della performance”, attenti alla performance, al merito e alla crescita professionale. Accanto a loro ci sono i Millennial, di età compresa tra i 26 e i 40 anni, professionisti vivaci che potremmo ribattezzare “i ricercatori di senso”: cercano senso e benessere, e vogliono un equilibrio tra vita e lavoro, dichiarandosi favorevoli allo smart working. Infine, ci sono i Gen Z, tra i 18 e i 25 anni, “i pionieri del valore”: richiedono coerenza valoriale e autoespressione, e preferiscono modelli di lavoro ibridi. Insomma, per usare una metafora ispirata alla Fiera, siamo di fronte a una grande “peperonata” con tanti attori e moltissime esigenze, spesso differenti».
A proposito di Fiera: dopo aver calcato il palco centrale di piazza Sant’Agostino, che giudizio ne dà?
«L’ho trovata splendida. Ho incontrato tantissime persone con tantissima voglia di condividere grazie alle molte esperienze culinarie offerte in piazza. Il “petrolio” dell’Italia sono i tanti agroalimentari prodotti tipici. Ne dovremmo tenere conto, unendo le forze com’è stato fatto a Carmagnola, per il peperone, da parte del Consorzio presieduto da Domenico Tuninetti».
E di Carmagnola cosa ne pensa?
«Spero che quanto prima possa vedere l’apertura del teatro civico nell’ex chiesa di San Filippo. Parlando dal palco in piazza, mi sono detto: chissà che presto non si possa fare un bell’incontro dedicato al mondo del lavoro in questo spazio, splendido esempio dell’architettura barocca carmagnolese. Abbiamo bisogno di luoghi dove incontrarci: vanno benissimo i social media come LinkedIn, ci mancherebbe, ma altrettanto benissimo vanno le arene in presenza».














































