Storia, qualità e sapore di un’eccellenza piemontese: il Peperone di Carmagnola, nelle sue differenti tipologie.

Arrivato dal Sud America agli inizi del Novecento, il peperone ha trovato nella pianura di Carmagnola un terreno fertile e ideale per svilupparsi. Merito dell’orticoltore Domenico Ferrero, di Borgo Salsasio, che per primo ne avviò la coltivazione nelle campagne locali.
Da allora, i peperoni sono diventati un simbolo del territorio e una risorsa fondamentale per l’agricoltura e l’economia dell’intero territorio Carmagnolese.
Conosciuto per la sua dolcezza naturale, la polpa carnosa e l’alto contenuto di vitamina C, questo ortaggio si distingue per caratteristiche organolettiche e nutrizionali che lo rendono apprezzato ben oltre i confini regionali.
La sua produzione avviene secondo metodi tradizionali e sostenibili, secondo pratiche agricole tramandate nel tempo. Il riconoscimento come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) da parte del Ministero delle Politiche Agricole e il marchio del Consorzio del Peperone di Carmagnola ne attestano ufficialmente l’eccellenza.
Le varietà coltivate sono cinque, ciascuna con proprie peculiarità culinarie. Il Quadrato, dalla forma regolare e compatta, è ideale crudo o farcito. Il Bragheis (Quadrato allungato), matura precocemente ed è versatile in ogni tipo di preparazione. Il Tomaticot, tondeggiante e schiacciato, ben si presta ad antipasti e conserve.
Il Corno di Bue, allungato e dalla polpa consistente, è perfetto per la peperonata e le conserve. Infine, il Trottola, a forma di cuore, si adatta a molteplici usi in cucina, garantendo una resa elevata.
Ingrediente tipico della cucina piemontese, il Peperone carmagnolese è centrale in piatti come la bagna caoda, dove la sua dolcezza bilancia i sapori più intensi. Viene utilizzato anche per preparare antipasti, primi, secondi, contorni, salse e conserve, conferendo ad ogni piatto colore, gusto e autenticità.












































