Coldiretti spinge per la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico

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La Coldiretti nazionale al Ministro della Salute, Grillo: “diamo all’Italia l’opportunità di coltivare, trasformare e commerciare la cannabis a scopo terapeutico”. Possibili 10 mila posti di lavoro.

campo di canapa proposta Coldiretti cannabis terapeuticaLa Coldiretti rilancia sulle opportunità di coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico, anche in Italia, per soddisfare i bisogni dei pazienti.

«Questa pratica potrebbe garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10 mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi -sottolineano dall’Associazione di categoria agricola, nel commentare le dichiarazioni del Ministro della Salute, Giulia Grillo, sull’aumento del 50% dell’importazione del prodotto dall’Olanda- Utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Ambienti al chiuso, dove è più facile effettuare i controlli da parte dell’autorità preposte ed evitare il rischio di abusi».

La stessa Coldiretti ricorda come, fin dal Medioevo, vi sia sul territorio la cultura della coltivazione della canapa: furono i monaci dell’abbazia di Casanova a dare un forte impulso a questa attività; quindi, a partire dal Seicento, a San Bernardo, nacque la tradizione della produzione di cordami e i mastri cordai divennero presto rinomati e richiesti anche all’estero.
Carmagnola, inoltre, è da circa 30 anni sede di Assocanapa, la principale Associazione di categoria italiana dei canapicoltori, da anni impegnata nella diffusione della cultura della canapa.

«Un’altra importante peculiarità di questa coltura è la sua capacità di recuperare suoli contaminati: è in grado, infatti, di assorbire sostanze inquinanti presenti nel terreno -aggiungono da Coldiretti- La promozione della cannabis terapeutica è pertanto un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera al 100% italiana, unendo l’agricoltura all’industria farmaceutica».