Dal 4 al 14 giugno: “Il mare che unisce”, mostra voluta dall’Anmi

523

Dal 4 al 14 giugno sarà allestita nella chiesa di San Filippo, in piazza Manzoni, la mostra “Illiria – Il mare che unisce”, visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
«L’esposizione si occupa di alcuni dei momenti più impegnativi delle relazioni tra Italia e Albania attraverso la scoperta della nave simbolo di quegli anni – spiegano dall’Associazione Marinai, che ha organizzato l’evento e lo inaugurerà domenica 4 in occasione della Giornata della Marina- Grazie a immagini, reperti, modelli mai visti prima, la nave reale Albania, poi denominata Illiria, racconta una storia che oggi contribuisce a creare avvicinamento e integrazione»
In particolare, in San Filippo verranno esposti l’unico modello al mondo di questa nave, realizzato dalle maestranze del Comac Emilio Remogna e Michelangelo Grosso (aiutati dagli allievi della scuola di Modellismo di Carmagnola); la divisa dell’ultimo comandante della nave, donata al Museo Civico Navale di Carmagnola; alcune opere che ritraggono in momenti diversi la nave, realizzate dal pittore navale Massimo Alfano e alcune rarissime testimonianze fotografiche. Saranno inoltre presenti modelli di navi della Seconda Guerra Mondiale provenienti da modellisti di molte parte d’Italia.
«Era una nave umile e dalle sembianze modeste fin da quando venne progettata: uno chalutier, uno di quei pescherecci destinati al pesante lavoro di alto mare. Ma quando venne varata ed entrò in acqua in una profusione di schiuma, era già certo che non si sarebbe mossa verso i grandi banchi di pesce -raccolta Giuseppe Di Giugno, presidente Anmi Carmagnola- C’era la guerra nel 1917 e la Francia aveva bisogno di tante, tantissime navi come quella, mezzi semplici e robusti, perfetti per pattugliare le acque alla ricerca dei sommergibili tedeschi. Una mano di pittura grigia, l’armamento necessario e via, in servizio. Infinite, piccole, navi che percorrevano il mare scrutando tra le onde metro per metro, alla ricerca di un periscopio, di una scia, di un rumore di eliche. Un lavoro oscuro e pesante. La pace pose fine alla grande paura dei sommergibili e cancellò il ruolo di chi dava loro la caccia. Dopo anni, la trovò un nobile belga. Venne esaminata, valutata, apprezzata. Si impostarono grossi lavori e la piccola nave scoprì che poteva essere bella. Abbandonò il grigio scuro e si vestì di bianco, con toni di un bellissimo giallo per il fumaiolo e gli alberi. Divenne lo yacht del nobiluomo e visse feste eleganti, incontri di rilievo, deliziose e quiete crociere di piacere. Venne a capitare, come sovente accade, al posto giusto nel momento giusto. Occorreva una nave adatta per il giovane re di un paese Mediterraneo ed essa era perfetta per quell’occasione. Divenne nave reale. Sono così poche le navi dei re, rarità nei mari del mondo. Poi, una nuova guerra la riacciuffò e le mani dei nuovi padroni le tolsero quel candore che aveva amato. Indossò la mimetica, la chiamarono cannoniera e per anni percorse l’Adriatico, le acque tra le isole della Dalmazia, il canale d’Otranto. Quando anche quella guerra, come tutte le guerre, ebbe fine non c’era più un re a reclamarla. La sua storia di nave reale rimaneva custodita, quasi con pudore, nella bellezza dei suoi arredi interni. Infine, come tante persone che hanno avuto vite ricche di inattese avventure, in silenzio e con dignità scomparve».