Che caratteristiche avrà il deposito nazionale delle scorie nucleari?

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Carmagnola è uno dei 67 siti italiani individuati come “potenzialmente idonei” a ospitare il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari. In cosa consiste l’opera? Quali e quanto rifiuti radioattivi ospiterà?

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L’ipotesi di come sarà esternamente il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari

Cosa conterrà e come saranno gestiti i rifiuti radioattivi stoccati nel futuro deposito nazionale delle scorie nucleari, per la cui costruzione è stato individuato anche il territorio di Carmagnola tra i 67 siti in tutta Italia in cui potrebbe essere realizzato?

L’operazione interesserà una superficie totale di 150 ettari (110 per l’area di stoccaggio vera e propria e 40 per l’annesso centro di ricerche sulle radiazioni) e costerà almeno un miliardo di euro.

Durante la fase di cantiere, l’opera darà lavoro a circa 4 mila persone, mentre una volta in esercizio l’impianto occuperà circa 700 tecnici, oltre a un indotto previsto di 400 altre figure professionali.

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Il progetto preliminare del deposito per le scorie nucleari

Il deposito nazionale delle scorie nucleari sarà costituito da una struttura con barriere ingegneristiche e naturali per il contenimento della radioattività, progettata sulla base delle esperienze internazionali e secondo gli standard dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

«Tali barriere garantiranno l’isolamento dei rifiuti radioattivi dall’ambiente per oltre 300 anni, fino al loro decadimento a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell’uomo e l’ambiente», promettono i progettisti di Sogin, l’agenzia pubblica nazionale che gestisce lo smantellamento delle centrali nucleari.

Deposito nazionale per le scorie nucleari
La planimetria del deposito nazionale per le scorie nucleari

All’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con i rifiuti radioattivi.

Una volta completato il riempimento, le celle saranno ricoperte da materiali inerti e impermeabili, quindi da un manto erboso, per armonizzare visivamente il deposito con l’ambiente circostante.

«Il tutto sarà integrato con il territorio, anche dal punto di vista paesaggistico, ricoperto da una collina artificiale che costituirà un’ulteriore protezione, prevenendo anche eventuali infiltrazioni d’acqua», promettono i progettisti.

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Quali rifiuti radioattivi ospiterà il deposito nazionale?

Nel futuro sito di stoccaggio nucleare saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade appunto nell’arco di 300 anni.

Di queste scorie, circa due terzi deriveranno dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti atomici per la produzione di energia elettrica, mentre la quota rimanente sarà destinata a rifiuti provenienti dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare (ad esempio applicazioni diagnostiche e terapeutiche) e dell’industria.

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Inoltre, nel deposito sarà compreso anche lo stoccaggio di circa 17 mila metri cubi di rifiuti nucleari a media e alta attività, in attesa che siano successivamente trasferiti in un deposito geologico idoneo alla loro sistemazione definitiva. Queste scorie, in particolare, saranno stoccate in appositi contenitori altamente schermanti, quali ad esempio i cask, capaci di resistere anche a terremoti e incendi.

Il sito nazionale ospiterà esclusivamente i rifiuti radioattivi prodotti in Italia.

Oggi tali rifiuti radioattivi sono ospitati in una ventina di siti temporanei, di minori dimensioni e dislocati in tutta la penisola. L’obiettivo del Governo -sollecitato da anni dall’Unione Europea- è però di dare vita a un deposito unico, più facilmente gestibile e controllabile.

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