Il Partito Democratico attacca la Regione sulle difficoltà finanziarie del Consorzio Cisa 31 di Carmagnola, in particolare per quanto riguarda l’assistenza domiciliare: «famiglie lasciate sole».

Il Partito Democratico lancia l’allarme sulla situazione del Consorzio Cisa 31 di Carmagnola, che avrebbe congelato i contributi per l’assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti.
«Un fatto estremo, che costringe le famiglie a farsi carico dei costi dell’assistenza, nell’attesa che i fondi statali e regionali arretrati vengano finalmente erogati al Consorzio», denunciano la consigliera regionale Dem Monica Canalis e Sabrina Quaranta, segretaria cittadina del PD.
Le due esponenti del centrosinistra ricordano quindi come siano quasi duecento le persone assistite in lungoassistenza, di cui 56 casi ritenuti “gravissimi”. «Ora molte di loro rischiano di restare senza aiuti», attaccano.
E indicano un “colpevole”, la Regione Piemonte: «il Cisa 31 (di cui fanno parte anche i Comuni di Carignano, Castagnole, Lombriasco, Osasio, Pancalieri, Piobesi e Villastellone, ndr) si trova al verde a causa dei ritardi nei trasferimenti e del mancato adeguamento delle risorse ai bisogni crescenti del territorio».
Per Canalis e Quaranta, le difficoltà del Consorzio socio-assistenziale del Carmagnolese rappresentano un caso emblematico di una crisi più ampia che coinvolge tutti i 45 enti gestori socio-assistenziali del Piemonte.
«Da anni chiediamo alla Giunta Cirio di sveltire i pagamenti e aumentare le risorse ai Consorzi –aggiunge la consigliera regionale– Ma nel 2025 il Fondo regionale per il sistema dei servizi sociali è rimasto praticamente fermo, con un aumento di appena 300 mila euro, una goccia nel mare che non copre neppure l’inflazione».
Canalis sottolinea quindi che «mentre Enti come il Cisa 31 non riescono a garantire i servizi essenziali, la Regione trova risorse per 25 nuovi direttori, a 100mila euro l’uno. È il peggior poltronificio della storia del Piemonte!».
Il Partito Democratico chiede quindi alla Giunta Cirio di intervenire con urgenza per sostenere economicamente i Consorzi socio-assistenziali e garantire la continuità delle prestazioni a domicilio.
«Si smetta di assistere passivamente all’indebitamento dei Consorzi e alle liste d’attesa delle persone non autosufficienti –concludono Canalis e Quaranta– Chi ha disabilità o gravi difficoltà viene lasciato con il cerino in mano».













































