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Intervista a Silvia Testa: “Carmagnola merita rispetto, affetto e cura”

Silvia Testa, in una foto di quanto era sindaco di Carmagnola (ph. @IreIrisDudda - ANC Carmagnola)

L’ex sindaco Silvia Testa, anestesista all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola, da due mesi è in prima linea ad affrontare l’emergenza Covid-19.

La tuta utilizzata dall’ex sindaco Silvia Testa nei reparti Covid-19 dell’ospedale di Carmagnola

“Il Carmagnolese” ha intervistato l’ex sindaco di Carmagnola, Silvia Testa, medico anestesista e responsabile delle sale operatorie dell’ospedale San Lorenzo, da due mesi in prima linea nella lotta al Covid-19 come referente dell’emergenza intraospedaliera.

Come si è organizzato il San Lorenzo per rispondere all’emergenza? Sono state prese fin da subito le precauzioni per evitare ulteriori contagi?
Il nostro ospedale si è organizzato secondo le direttive dell’Asl TO5, ottimizzando da subito i percorsi per i pazienti Covid-19 positivi o sospetti tali. Sono stati riorganizzati i reparti, in base alle esigenze che emergevano quotidianamente, e il personale si è reso immediatamente disponibile, adattandosi alle necessità di questa emergenza, unica nel suo genere.

I dispositivi di protezione individuale sono stati messi da subito a disposizione dei dipendenti dall’Azienda sanitaria e dalle tante donazioni spontanee dei cittadini, delle associazioni, dei Comuni.
Va sottolineato come ci sia stata una sinergia importante fra tutte le figure: mai come in questo periodo storico ci siamo sentiti un unico grande gruppo nella lotta al Coronavirus. Ognuno di noi ha dovuto imparare a proteggere se stesso, i pazienti e i propri famigliari al ritorno a casa, modificando la propria vita quotidiana.

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Quali ricordi conserva di questi due mesi?
La cosa più bella a cui abbiamo assistito in questa emergenza è stata la dimissione dei pazienti al domicilio, dopo aver condiviso con loro condiviso gioia, dolore, smarrimento e solitudine…
Vedere andare a casa un paziente dopo che ti sei “preso cura di lui” è emozionante e commovente. Lavorare nell’ospedale della città in cui vivi non è sempre facile, perché spesso ti trovi a curare il vicino di casa, il nonno del compagno di asilo di tuo figlio, il papà di un collega, un parente, un volto conosciuto, un amico… persone di cui conosci la storia, gli affetti, la famiglia.
Ci siamo prodigati in tutti i modi per non far sentire da solo nessuno, attraverso telefonate, videochiamate, chiacchierate; abbiamo asciugato lacrime e poi hanno asciugato le nostre. Ma il senso di squadra che abbiamo percepito e di cui ci siamo sentiti parte integrante è stato un valore aggiunto indescrivibile: successi, gioie, fatica, lacrime, senso di impotenza, a volte, sono stati sempre condivisi. Ed è stato importante non sentirsi soli, soprattutto quando abbiamo dovuto dire addio a qualcuno.

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Quali previsioni si possono fare per i mesi a venire rispetto a questo virus sul nostro territorio?
È difficile fare previsioni per i prossimi mesi. Sicuramente quello che fa paura ai sanitari è l’abbassamento della guardia: non abbiamo ancora vinto la guerra, stiamo uscendo malconci da una dura battaglia e sarebbe importante non vanificare tutti gli sforzi fatti finora.
È comprensibile e giusto pensare alla ripartenza ma tutti dobbiamo avere la consapevolezza che le cose sono cambiate, che non potremo tornare alla tanto desiderata normalità. Questo virus ci ha imposto una riflessione sui nostri comportamenti che non possiamo più ignorare.

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Con l’ospedale unico dell’Asl TO5 sarebbe stato meglio o peggio?
Una struttura unica avrebbe permesso di ottimizzare risorse, personale e dispositivi, facendo disperdere meno energie. Ma i tre ospedali della nostra Asl hanno risposto in modo puntuale alle esigenze del territorio e regionale.

Se fosse stata ancora sindaco, avrebbe fatto qualcosa di più rispetto a quello che ha fatto l’Amministrazione comunale in carica?
Credo che nell’affrontare questa emergenza ognuno abbia contribuito nel modo migliore secondo le possibilità, le capacità, la professionalità, la disponibilità, la responsabilità.
Sarebbe importante fare un analisi critica, non per puntare il dito su chi ha fatto che cosa ma per capire i punti di forza e i punti di miglioramento a livello gestionale, sanitario, istituzionale e territoriale.
Carmagnola ha dimostrato per l’ennesima volta di essere una città solidale e generosa e non può che rendere orgoglioso il sindaco che la rappresenta.

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Un consiglio ai carmagnolesi, da medico, ex sindaco e carmagnolese.
Ai miei concittadini do innanzitutto un consiglio da medico: curate di più la vostra salute fisica, perché abbiamo visto che i virus come questo aggrediscono le persone più deboli e compromesse, e curate di più la vostra vita di relazione, perché abbiamo capito quanto sia desolante l’isolamento dagli affetti, quanto siano terapeutici gli abbracci, le strette di mano e il contatto fisico; le videochiamate in ospedale, le telefonate ai parenti e le coccole dei sanitari sono state a volte più efficaci delle terapie convenzionali.

Un consiglio da ex sindaco e carmagnolese: fare il sindaco spesso ti mette nelle condizioni di trovarti solo a prendere decisioni importanti, non dimentichiamoci che una città è fatta dai cittadini, è una Comunità. E la condotta di ognuno di noi aiuta chi deve inevitabilmente prendere decisioni, condivisibili o meno. Carmagnola merita il nostro rispetto, il nostro affetto, la nostra cura!

Gli operatori del San Lorenzo di Carmagnola ringraziano per gli aiuti di questi mesi

[Cover image: foto @IreIrisDudda – Pagina Facebook ANC Carmagnola]