Peperone di Carmagnola: che cos’è, come si ottiene e storia

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fiera peperone 29 agosto
Peperoni di Carmagnola

Peperone di Carmagnola: che cos’è, come si ottiene e storia

Uno dei tanti motivi per cui spicca il comune di Carmagnola, soprattutto dal punto di vista turistico, culturale e tradizionale, risiede nella cultura culinaria del comune facente parte della città metropolitana di Torino. Uno dei simboli della grande cultura culinaria di Carmagnola, come evidenziato sui siti sicuri slot, oltre che su tutti i portali e le migliori piattaforme di cucina, è il peperone di Carmagnola, una variante particolarmente amata e gustosa del peperone italiano. Si tratta di un prodotto alimentare particolarmente importante non soltanto per la sua tipologia morfologica, per la sua forma e per le sue caratteristiche, ma anche per un gusto unico che viene ottenuto sulla base di una semina particolare che permette al peperone di Carmagnola di esistere attraverso diverse forme e, soprattutto, attraverso una certa unicità riconosciuta in tutto il mondo. Basti pensare che il peperone di Carmagnola è stato riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale italiano dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dal 2016, in cui è iniziata anche l’elaborazione per la concessione del marchio di indicazione geografica protetta (IGP).

Storia del peperone di Carmagnola

La storia del peperone di Carmagnola è particolarmente interessante, dal momento che permette di conoscere quali siano le caratteristiche e le determinazioni che hanno permesso a questo peperone di esistere attraverso una forma particolare. L’introduzione all’interno della cultura culinaria di Carmagnola, e del Piemonte in generale, del peperone c’è a partire dal 900, in cui la coltura intensiva del peperone è diventata una vera e propria attrazione turistica nei confronti della città di Carmagnola e del comune metropolitano di Torino, riuscendo a garantire anche un ottimo reddito dal punto di vista agricolo.

Ovviamente, nel secondo dopoguerra, l’attività agricola era maggiormente realizzata In alcune zone italiane, soprattutto per la devastazione di impianti industriali e di settori che non potevano operare nel migliore dei modi, dunque la coltura del peperone di Carmagnola, in quella frase storica, è diventata ancora più importante, riuscendo a rendere simbolico un semplice alimento per la città di Carmagnola. Nel corso degli anni, dunque, sono state organizzate sempre più fiere, manifestazioni e sagre che avessero come protagonista proprio il peperone di Carmagnola, attraverso tutte le sue forme differenti. Ad oggi, il peperone viene coltivato è individuato in 26 comuni differenti, tra i quali Candiolo, Cambiano, Carignano, Carmagnola, Castagnole Piemonte, Cercenasco, Chieri, Isolabella, La Loggia, Lombriasco, Moncalieri, Nichelino, Osasio, Pancalieri, Piobesi Torinese, Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri, Santena, Scalenghe, Trofarello, Vigone, Villafranca Piemonte, Villastellone, Vinovo e Virle Piemonte, oltre che Caramagna Piemonte, Casalgrasso, Cavallerleone, Ceresole Alba, Faule, Murello, Polonghera, Racconigi e Sommariva del Bosco.

Come si ottiene il peperone di Carmagnola?

A questo punto ci si chiede come sia possibile che il peperone carmagnolese nasca e si sviluppi attraverso la forma particolare che viene denotata da tipologie morfologiche diverse, tra cui il peperone quadrato, il peperone a corno di bue o il peperone a trottola. Tutto dipende, sostanzialmente, dalla semina e dalla tipologia di ottenimento del prodotto, che viene realizzato attraverso una scansione particolare in virtù della quale, grazie a possibili facilitazioni che avvengono da parte del terreno e delle condizioni naturali della città di Carmagnola, è possibile ottenere il peperone dalla morfologia particolare.

Le semine vengono realizzate in due modi differenti, all’interno di un ambiente forzato, in un periodo compreso tra l’ultima decade di dicembre e la fine di marzo. Secondo il metodo tradizionale la semina avviene sul letto caldo, ovvero su 4-6 foglie che vengono ripicchettate in terra al di sotto di un tunnel, ottenuto all’interno di una serra fredda, nella prima decade di aprile, per poi osservare i cambiamenti che si avvertono già a partire da maggio, in cui le foglie vengono, invece, poste all’interno del campo. Secondo il secondo metodo, invece, che acquistano semplicemente sementi di provenienza aziendale che vengono trapiantati all’interno del tunnel. Il trapianto avviene a partire dalla prima decade di marzo per poi spostarsi ancora una volta in campo aperto a maggio, con disposizione dei semi a filo singola.