Piobesi, l’ex sindaco Bussano interviene sul progetto del canale scolmatore: «Fermatevi!»

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Presentate ufficialmente le osservazioni al progetto preliminare di un canale scolmatore, opera di difesa idraulica per l’abitato di Piobesi Torinese: intervista a Fulvio Bussano, primo cittadino ai tempi dell’alluvione 2002, primo firmatario di “Dieci ragioni per ripensare l’opera”.

canale scolmatore piobesi
Una foto dell’alluvione del settembre 2002 che colpì l’abitato piobesino. Nella parte destra della foto le case del borgo Velino circondate dalle acque che arrivarono in buona parte dalle aree di campagna verso None (sulla sinistra) e non solo dal Rio Essa (anch’esso comunque esondato nell’angolo in basso a sinistra della foto) e dal Chisola (parte alta dell’immagine).

Il progetto di un canale scolmatore per difendere Piobesi Torinese da possibili alluvioni divide il paese e la politica locale.

Com’era prevedibile -e forse anche auspicato dagli stessi amministratori che sono al lavoro sul progetto, considerati l’impatto e l’importanza dell’opera prevista- sono state diverse le osservazioni presentate al Comune di Piobesi entro lo scorso 24 dicembre riguardo il progetto preliminare relativo agli interventi necessari alla difesa idraulica del centro abitato, in modo particolare del borgo Velino.

Oltre la pulizia e la riprofilatura del rio Essa. con la regolazione della sua portata, il progetto preliminare presentato dal Comune di Piobesi -il cui iter ebbe inizio dopo l’importante alluvione del settembre 2002- prevede un canale scolmatore che anticipi l’immissione del rio Essa nel torrente Chisola e le relative casse di laminazione.

Il progetto è ancora nella sua fase preliminare ed è stato pubblicato anche per raccogliere e analizzare le valutazioni di tecnici e portatori di interesse che volessero esprimersi in merito.

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Fra le osservazioni presentate agli uffici comunali spiccano le “Dieci ragioni per ripensare l’opera” presentate a firma di tre cittadini e un consigliere comunale di minoranza, con primo firmatario l’ex sindaco Fulvio Bussano (primo cittadino dal 1999 al 2009 e poi vice sindaco fino al 2014, da due legislature uscito dall’agone politico piobesino).

Bussano spiega a “Il Carmagnolese” le sue perplessità su un’opera che lo aveva inizialmente visto, nelle vesti di amministratore, fra i principali promotori.

Come mai -dopo anni di silenzio politico, eccezion fatta per un riconosciuto livello di partecipazione al “Comitato No Forno”- ha voluto esporsi in prima persona su un tema così importante?
Prima di tutto perché sono anch’io un privato cittadino portatore di interesse in merito, abitando in una zona direttamente coinvolta dall’alluvione del 2002 e ancora oggi classificata come area a rischio. In secondo luogo ho seguito l’iter di questo progetto fin dal suo inizio e in modo approfondito e oggi, sul progetto preliminare presentato dall’attuale Amministrazione, trovo dei cambiamenti radicali che non riesco bene a comprendere.

Che cosa non la convince?
Nutro il legittimo dubbio che si sia fuori bersaglio, in quanto tutto è basato sui due corsi d’acqua presenti sul territorio, rio Essa e Chisola. Tutti però sappiamo come, in occasione dell’evento alluvionale del 2002, la situazione del Chisola non fosse particolarmente drammatica e l’acqua non arrivò neppure dall’Essa, se non in minima parte. Il flusso idrico giunse invece direttamente dai campi e dai prati dalla zona di confine con il Comune di None. Non furono l’Essa e il Chisola a provocare i danni maggiori. Anzi, con l’attuale progetto, la profondità prevista del canale scolmatore intercetterebbe le falde freatiche e quelle del subalveo del Chisola. In parole povere, invece che essere d’aiuto, verrebbe riempito dal ritorno dell’acqua di falda, proprio durante gli eventi che avrebbe il compito di controllare.

Il Comune di Piobesi è ubicato in un’area quasi perfettamente pianeggiante: per quale ragione contestate la mancanza di pendenza del previsto canale scolmatore?
Il problema delle pendenze era ovviamente già palese fin dall’inizio, ma nei nostri primi studi il canale delineato era lungo circa la metà ed era largo un quarto di quello attualmente previsto, la cui pendenza di progetto è del 2×1000, del tutto insufficiente a garantire un adeguato deflusso.
Inoltre gli argini potrebbero risultare soggetti ad indebolimento nel tempo, sia per la diffusione della vegetazione che per la presenza diffusa delle nutrie che, con le loro tane, di fatto costruiscono un reticolo sotterraneo di indebolimento strutturale.
Se a questo aggiungiamo il fatto che nel progetto non sembra essere previsto alcun piano di gestione degli stessi argini, in assenza di attenta manutenzione la già insufficiente pendenza verrebbe sostanzialmente annullata.
La mancanza di pendenza richiederà allora un regolatore di portata, manufatto di alcuni metri di altezza che comporterà due argini ai lati, di lunghezza 700 m lato nord e 500 m lato sud. E se gli argini, molto alti, con probabile manutenzione insufficiente, una volta sotto pressione dovessero cedere? Cosa potrebbe accadere?

Anche alcuni imprenditori agricoli, più o meno direttamente coinvolti dalle opere e dai relativi espropri, hanno firmato insieme a lei le osservazioni presentate. Ma le opere di pubblica utilità, qualora vengano riconosciute come urgenti e indispensabili, vanno pur realizzate nella salvaguardia dell’interesse comune. Non crede?
Senza dubbio quando un’opera serve a garantire la sicurezza generale deve avere la priorità sugli interessi economici dei privati, ma l’impatto globale dell’attuale progetto sulla superficie coltivata è di 35 ettari (90 giornate piemontesi) e l’entità degli espropri risulta ampiamente sottostimata, compromettendo il quadro economico del progetto stesso.
Nel progetto non è neanche valutato il depauperamento del valore di terreni e aziende gravate da servitù di allagamento.

Interventi di difesa idraulica sono comunque obbligatori da realizzare sul territorio di Piobesi, visto il rischio idrogeologico presente. Quali sono le vostre proposte in merito?
Interi paragrafi delle osservazioni da noi presentate sono dedicate ad evidenziare l’importanza della manutenzione dell’attuale reticolo idrografico e propongono di mettere in atto programmi sovracomunali prima di attuare piani così impegnativi, con buona probabilità inutili e forse anche dannosi.
Se la documentazione preliminare, costruita anni or sono e alla quale anch’io presi parte, fosse sbagliata e da rifare per mutate condizioni, lo si dica chiaramente, ma il progetto al quale faccio riferimento era molto, molto diverso. Nelle proporzioni attuali -un canale di 17 metri di larghezza per quasi 1,5 km di lunghezza- questo intervento si presenta come un vero e proprio scempio del territorio, fuori dal comune senso di ragionevolezza e contrario alle più attuali e attente analisi, che tendono ad abbandonare opere invasive e abnormi per affrontare e correggere gli squilibri ambientali creati in tanti decenni. Mi appello all’attuale Amministrazione: non si riducano queste osservazioni a mere contrapposizioni politiche, ci si sta accollando una responsabilità terribile …fermatevi!

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