Associazioni ambientaliste contro l’inceneritore InProMa di Ceresole

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Le associazioni ambientaliste contestano la realizzazione del nuovo inceneritore all’InProMa di Ceresole d’Alba. La conferenza dei servizi per valutare il progetto si terrà il 4 marzo.

inceneritore inproma Ceresole Roero
L’impianto si trova a Ceresole d’Alba, l’ingresso della zona del Roero, patrimonio dell’Unesco

Undici associazioni ambientaliste del territorio si sono schierate contro il progetto, proposto dalla ditta InProMa di Ceresole d’Alba, di realizzare un nuovo inceneritore alimentato a farine animali.

Il progetto, reperibile per la pubblica consultazione a questo link, sarà valutato il prossimo 4 marzo in una conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Cuneo: prevede la realizzazione di un inceneritore dimensionato per il trattamento di farine animali e anche un incremento dei quantitativi di materiale trattato dall’azienda, che dalle attuali 60.000 tonnellate/anno autorizzate arriverebbe a 80.000 tonnellate all’anno.

Inceneritore InProMa a Ceresole: si valuta l’impatto ambientale

Le associazioni ambientaliste (Asfodelo, Canale Ecologia, Comuneroero, Forum Salviamo Il Paesaggio – Coordinamento Piemontese, Italia Nostra Piemonte, Italia Nostra Sezione Braidese, Legambiente Braidese Aps, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Aps, Legambiente Il Platano Aps per Carmagnola, Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero e Pro Natura Piemonte), preoccupate dalle ricadute di tale eventuale ampliamento, oltre ad aver richiesto di partecipare alla conferenza dei servizi in qualità di uditori, dopo una attenta analisi della documentazione, hanno depositato presso la Provincia di Cuneo numerose osservazioni tecniche.

Si esprime grande preoccupazione riguardo la gestione dello stabilimento, a carico del quale nel passato (anche recente) sono stati rilevati dagli Enti preposti numerosi e seri problemi di tipo ambientale, non sempre pienamente superati -spiegano dalle associazioni- Alla luce di tali e tante criticità, pare del tutto inopportuno variare l’assetto impiantistico, aggiungendovi addirittura un inceneritore che, oltre a non essere necessario, andrà anche ad impattare negativamente sulla già precaria qualità dell’aria a livello locale”.

Gli ambientalisti contestano i numeri su cui poggia la richiesta di ampliamento: “Nella nostra regione, il fabbisogno di smaltimento di questi materiali è già pienamente soddisfatto e ci risulta che le tendenze del mercato non siano in aumento -proseguono- Ne è prova che negli ultimi anni la InProMa ha raccolto e trattato in media circa 36.000 tonnellate all’anno di carcasse animali, ben al di sotto delle 60.000 autorizzate. Che senso ha quindi richiedere di poterne lavorare 80.000 se ad oggi il maggiore operatore piemontese ne tratta meno della metà?”.

Dalle carcasse animali raccolte, l’azienda attualmente produce meno di 10.000 tonnellate all’anno di farine animali, che sono smaltite nei cementifici ed altri impianti, dove vengono utilizzate come combustibile secondario.

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Con la considerevole variazione impiantistica proposta, oltre alle carcasse animali aggiuntive che porterebbero la produzione di farine animali a circa 20.000 tonnellate, si vorrebbero reperire da aziende esterne ulteriori 16.000 tonnellate di farine animali all’anno, al solo scopo di alimentare un inceneritore dalla dubbia utilità e dal dimensionamento evidentemente eccessivocontinuano dalle associazioni- Entrando nel merito tecnico del progetto, si osserva che con il nuovo assetto si avrebbe il preoccupante aumento del 63 % degli ossidi di azoto (NOx), che sono sempre attenzionati dagli organi di vigilanza e sanità pubblica perché pericolosi per la salute umana, e del 200% del monossido di carbonio”.

La preoccupazione delle associazioni ambientaliste riguarda anche le emissioni di diossine: “Considerata inoltre la composizione delle farine animali che saranno incenerite ed il loro possibile contenuto di cloro, riteniamo debba essere rigorosamente valutata anche la possibilità di emissione di diossine, sia a regime che nelle fasi di avvio e spegnimento
dell’impianto”. 

La sede dell’azienda si trova alle porte del Roero e vicina alle peschiere e ai laghi di Pralormo, un’area protetta: “Considerato il pregio naturalistico, riteniamo sia quindi doveroso evitare ogni incremento degli inquinanti, rispetto a quelli attualmente
autorizzati”. 

Le associazioni ambientaliste, oltre alle numerose problematiche sollevate, richiedono dunque agli Enti competenti di pronunciarsi negativamente sulla compatibilità ambientale del progetto.