Quando l’amicizia supera ogni cima: intervista al carmagnolese Alfredo Bianchi, che ha raggiunto in bicicletta il Colle dell’Agnello in ricordo di Sergio Dusini.

Quando un’amicizia è vera, salda e importante, nulla riesce a farla svanire, neanche la morte: è questo che ha portato il carmagnolese Alfredo Bianchi a raggiungere in bicicletta il Colle dell’Agnello, in alta Valle Varaita.
Un gesto denso di significato, amore e anche di grande impegno, in ricordo di un suo caro amico: Sergio Dusini, conosciuto in tutta la città, in particolare per la sua storica ferramenta in Borgo Vecchio, e scomparso lo scorso anno.
A distanza di dodici mesi dalla morte di Sergio, insieme ad altri amici, Alfredo ha deciso di realizzare un sogno che avrebbero voluto vivere insieme: arrivare, pedalando, fino al colle, al confine tra Italia e Francia.

Quello che ha fatto è un grande gesto che rappresenta il suo legame con un amico ma anche il significato concreto della parola “amicizia”. Come è nata l’idea di raggiungere il Colle dell’Agnello in bici?
Tutto è nato da una promessa che ci siamo fatti. Volevamo affrontare insieme questa impresa, raggiungere alla nostra età il Colle in bici. Purtroppo lui non ha potuto realizzare questo sogno, perché un anno fa è mancato. Ricordo ancora che la mattina del giorno della sua scomparsa, andandolo a trovare, mi ha guardato e mi ha fatto promettere che, se fossi andato in cima, l’avrei fatto insieme a lui. Allora ho deciso di compiere questa impresa anche se non c’è più, ma di portarlo con me, indossando una maglia con la sua foto.
Chi l’ha aiutata a realizzare questa impresa?
Innanzitutto Luciana, mia moglie, che ringrazio di cuore, oltre a tutto il gruppo dei nostri amici, che come me volevano molto bene a Sergio. Sua moglie Mariuccia è stata fondamentale per organizzare e realizzare tutto questo.
Io mi sono occupato della parte logistica; il nostro amico Giovanni Murano ha fatto realizzare le maglie con la sua foto, e ognuno dei nostri amici, anche solo partecipando, ha dato il proprio contributo per ricordare Sergio.
Una volta giunti in cima, cosa avete fatto?
Una volta su abbiamo fatto volare dei palloncini in suo ricordo. Volevamo appendere anche una sua foto, ma per via del forte vento abbiamo scelto di consegnarla alla moglie Mariuccia, ed è stato ancora più commovente. Quel giorno è stato molto significativo, perché eravamo tutti presenti: moglie, figli, familiari e amici. Anche altri amici ci hanno poi raggiunti in cima, anch’essi in bicicletta.
Com’è stato salire il Colle con questo sogno realizzato insieme a chi non c’è più, ma resta nel cuore di chi lo ha amato?
È stato molto emozionante. La notte prima non ho dormito, perché avevo paura di non riuscire a farcela. Devo dire che, per raggiungere la cima, ho spinto più con la testa e con il cuore che con le gambe. Volevo assolutamente farcela, e sono felice di esserci riuscito.
Non nego che, all’ultimo tornante, quando ormai ero praticamente arrivato in vetta, mi sono molto commosso. La fatica è stata tanta, ma non ho mollato.
Ivan Quattrocchio












































