Pelobate Fosco, iniziato il monitoraggio nell’area tra Santena e Poirino

1436

Sono iniziati i lavori per il monitoraggio degli anfibi nella zona tra Poirino e Santena: trovati finora 35 esemplari di Pelobate Fosco.

pelobate fosco santena poirino
Il Pelobate Fosco è una specie protetta endemica della pianura padana

Nei giorni scorsi alla Cascina Lai di Santena e alla Cascina Bellezza di Poirino è iniziato il lavoro di monitoraggio degli anfibi, tra i quali il Pelobate Fosco, una specie protetta, di recente tornata agli onori delle cronache come elemento naturale da opporre all’ipotesi di creare a nord di Carmagnola il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari.

Il lavoro è stato effettuato da alcuni volontari di Cascina Bellezza e Cascina Lai, dalle Guardie ecologiche volontarie e da alcuni membri della cooperativa Eleade.

Deposito nucleare: Carmagnola prepara le osservazioni tecniche

Per monitorare gli anfibi abbiamo teso ben 800 metri di barriera intorno agli stagni: gli animali rimangono incastrati in alcune trappole, dove restano al sicuro dai predatori, e successivamente vengono misurati, pesati e fotografati, prima di essere liberati –spiega Silvana Borghese, dell’associazione Natura Cascina Bellezza, che dal 2001 tutela il Pelobate Fosco e tutti gli anfibi presenti in un’area di 1844 ettari tra Santena e Poirino- Quest’anno dall’inizio del monitoraggio abbiamo trovato 385 anfibi e 35 esemplari di Pelobate Fosco“. 

Allarme anfibi: sono a rischio estinzione

L’Associazione dispone anche di gabbie retinate in cui vengono incentivati gli accoppiamenti tra pelobati e vengono monitorate le uova: “In natura solo il 10% delle uova arriva a maturazione, mentre sotto il nostro controllo molte di più –continua Borghese- I girini si nutrono con l’acqua dello stagno, ma noi integriamo la loro alimentazione e li aiutiamo a crescere finché non arriva la metamorfosi in luglio. Un dato importante è che i pelobati di queste cascine sono individui sani che possono riprodursi”. 

Solitamente per riconoscere i pelobati si fotografa il dorso che è simile alle impronte digitali per gli esseri umani, ma, da quest’anno, alcuni esemplari verranno dotati di un chip in modo da facilitarne il riconoscimento.

Pelobate Fosco, un progetto interregionale per tutelarlo