Deposito nucleare: Carmagnola prepara le osservazioni tecniche

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Si è svolta la seduta allargata della II Commissione, che ha discusso le osservazioni tecniche da presentare a Sogin in merito alla localizzazione del sito per il deposito nucleare nazionale a Carmagnola.

carmagnola osservazioni deposito nucleare
A destra Piero Robiola, tecnico del Comune di Carmagnola, che ha illustrato alla II Commissione (presieduta da Filiberto Alberto, a sinistra) le osservazioni messe a punto per contrastare l’ipotesi di Sogin di creare a nord di Casanova il deposito nucleare nazionale.

Carmagnola prepara tutte le “armi” tecniche, sotto forma di osservazioni formali, con cui opporsi all’ipotesi di ospitare il deposito nucleare nazionale sul proprio territorio.

La II Commissione consiliare, in seduta allargata aperta a tutti i consiglieri e presieduta dal consigliere Filiberto Albero, ha analizzato lo stato di avanzamento della redazione delle osservazioni da presentare a Sogin in merito alla localizzazione del sito per il deposito delle scorie radioattive italiane.

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Gli uffici, coordinati dal geometra Piero Robiola, hanno analizzato i vari criteri di esclusione e di approfondimento, segnalando le incongruenze rilevate rispetto all’analisi fatta da Sogin.

Si tratta di elementi che escluderebbero il territorio carmagnolese dalla costruzione del deposito“, ha dichiarato Robiola in apertura di seduta, ricordando anche che al deposito dei rifiuti radioattivi a bassa intensità si aggiungerebbe, per almeno 50 anni, un magazzino per lo stoccaggio delle scorie nucleari ad alta intensità.


Tutta la seduta della II Commissione è disponibile sul canale YouTube del Comune di Carmagnola

La prima carta da giocare è quella del rischio geomorfologico. “Una parte dell’area individuata è caratterizzata da un rischio di classe 3, come documentato dalla relazione a firma del geologo Trossero allegata al Piano Regolatore vigente“, sottolinea lo studio dei tecnici carmagnolesi. Si tratta, nello specifico, di una fascia che collega la zona del Venesima con la zona del rio Tetti Laghi, “con un avvallamento che può dare problemi di esondazione“.

E’ stato quindi preso in esame il tema della profondità della falda, avvallata da una perizia geologica appena eseguita: “Il valore medio è di circa 5,5 metri di profondità, ma in alcuni punti arriva a soli 3,8 metri: sarebbe palese, in tal caso, l’interferenza con le opere di fondazione della struttura“, ha dichiarato Robiola, ribadendo come questo elemento sarebbe uno dei più forti a favore dell’esclusione dell’area carmagnolese dalla lista dei siti idonei.

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Nella zona individuata a nord di Casanova, inoltre, sono presenti ristagni d’acqua al di sopra della falda stessa “che in alcuni punti si trovano anche solo a 80 centimetri dal piano campagna“, dichiarano i tecnici, riferendosi alle caratteristiche dei terreni del Pianalto e riportando uno studio già realizzato dall’ex Provincia di Torino con l’Università.

Lo scavo per il deposito per le scorie ad alta intensità andrebbe a quasi 11 metri di profondità, ben al di sotto della falda -ha messo in evidenzia Robiola- Sono anche previsti dei cunicoli, al di sotto delle stanze di deposito, che sarebbero costantemente pieni d’acqua… un po’ come capita nei sottopassi cittadini, dove già sono attive pompe per tirare via l’acqua che emerge dal sottosuolo“.

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Per quanto riguarda l’interesse naturalistico, Carmagnola non ha nessuna area specifica individuata sul territorio in oggetto “ma nelle vicinanze ci sono due Siti di Interesse Comunitario, i Favari di Poirino e le peschiere di Pralormo“, oltre a ospitare l’habitat del Pelobate Fosco, una specie protetta. Il museo di Storia naturale di Carmagnola sta collaborando con il Comune per mettere a fuoco tutti i dettagli.

Il contro-studio carmagnolese sottolinea anche la presenza di terreni agricoli, con coltivazioni e allevamenti di pregio. “Il 40% del territorio comunale, e il 100% del territorio previsto per il deposito, fa parte della Dop della Tinca dorata del Pianalto di Poirino“, sottolineano i tecnici, a fronte dello studio Sogin che parlava del 2% appena. Anche la Città metropolitana di Torino sta approfondendo il tema, a supporto del Comune di Carmagnola.

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Altro tema forte: la presenza di aree abitate, sia all’interno della zona individuata (cascine) sia nel raggio di un chilometro e mezzo, a partire dalla frazione di Casanova. “Ma Sogin considera solamente centri abitati a distanza inferiore di un chilometro”, spiega Robiola. Nell’area direttamente interessata dal deposito vivono comunque oggi 19 famiglie, per un totale di 55 residenti; nel raggio di 1.000 metri risiedono 56 famiglie e 170 residenti.

Ulteriore elemento è la presenza del radiofaro VOR a Poirino, utilizzato dagli aerei civili e militari che operano nell’aeroporto di Torino Caselle. “Tra i criteri di esclusione viene citato il rischio di incidente rilevante legato al traffico aereo -ha commentato Robiola- Quell’area è sorvolata da rotte aeree percorse ogni giorno da numerosi voli”.

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Lo studio tecnico del Comune di Carmagnola in merito al deposito nucleare va quindi oltre le osservazioni ai criteri, ma prende in esame anche un’altra possibile criticità: il trasporto dei rifiuti radioattivi. “Le strade di quell’area non hanno le caratteristiche per il transito dei mezzi che sarebbero utilizzati, soprattutto per il trasporto delle scorie ad alta intensità“.

Il lavoro dei tecnici proseguirà ancora per alcune settimane: in seguito all’approvazione da parte del Parlamento del Decreto Milleproroghe, il termine di presentazione delle osservazioni è stato infatti posticipato di 120 giorni e la nuova scadenza è oggi fissata al 5 luglio 2021.

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