Presentato il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente per il Piemonte, con una crescita significativa dei reati ambientali soprattutto nelle province di Torino e Cuneo.

Il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente fotografa una situazione allarmante per il Piemonte, con una crescita significativa dei reati ambientali e un peso particolare nelle province di Torino e Cuneo.
La regione registra 1.659 illeciti, pari a un incremento del 22% rispetto all’anno precedente, con 1.638 persone denunciate e 231 sequestri. Numeri che indicano non solo una pressione crescente sulle risorse ambientali, ma anche una maggiore capacità investigativa e un’attenzione crescente alla legalità.
Il primato negativo spetta alla provincia di Cuneo, che supera le 350 infrazioni, segnando un aumento del 61%. Qui i reati legati alla gestione dei rifiuti e al ciclo del cemento si confermano tra i fronti più critici, evidenziando il peso di cantieri irregolari, stoccaggi illeciti e attività abusive che incidono sui territori montani e sulla pianura agricola.
Segue da vicino l’area di Torino, con oltre 330 reati accertati, e una quota quasi predominante dei sequestri regionali, pari a 107 su 231. La concentrazione nella città metropolitana riflette un contesto complesso, dove aree industriali dismesse, traffici illeciti, grandi cantieri e densità urbana favoriscono infiltrazioni e violazioni ambientali.
Secondo Legambiente, il quadro piemontese è emblematico della tendenza nazionale: «Il Rapporto Ecomafia 2025 ci consegna un dato chiaro: i crimini ambientali in Italia crescono e il Piemonte non è immune», afferma Alice De Marco, presidente regionale dell’Associazione ambientalista.
Il dossier mette inoltre in luce che, dietro alle statistiche, si celano discariche abusive, incendi sospetti e situazioni di degrado spesso connesse a interessi criminali organizzati.
Il Rapporto invita inoltre alla costruzione di una rete operativa che coinvolga istituzioni, forze dell’ordine, imprese, enti locali e associazioni, sottolineando che la legalità non è un presupposto astratto, ma una condizione essenziale per la tutela dei territori, della salute dei cittadini e della competitività economica locale.
«In un Piemonte dove urbanizzazione, industria e agricoltura convivono in spazi limitati, l’impatto dei reati ambientali mette a rischio sviluppo, qualità della vita e transizione ecologica -concludono da Legambiente- La sfida, dunque, non riguarda solo repressione e controllo, ma anche prevenzione, educazione, innovazione e partecipazione: solo così si potrà affrontare con efficacia un fenomeno che, oggi, resta tra le minacce più concrete al futuro ambientale e sociale della nostra regione».








































