Da Francesco a Leone XIV, il futuro della Chiesa secondo il vaticanista carmagnolese Domenico Agasso

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Intervista al vaticanista carmagnolese Domenico Agasso sul futuro della Chiesa cattolica sotto la guida di Papa Leone XIV e con l’eredità del pontificato di Francesco.

Il futuro della Chiesa intervista a Domenico Agasso
Domenico Agasso intervistato in San Pietro durante il Conclave: con “Il Carmagnolese”, il vaticanista di borgo San Bernardo riflette sul futuro della Chiesa cattolica dopo l’elezione di Papa Prevost.

Quale sarà il futuro della Chiesa cattolica, dopo la scomparsa di Papa Francesco e la successiva elezione del suo successore Leone XIV? “Il Carmagnolese” lo ha chiesto a Domenico Agasso, vaticanista de “La Stampa”, da qualche giorno in libreria con un nuovo libro dedicato proprio alla figura di Prevost.

"Leone XIV, il Papa venuto per la Pace", nuovo libro del carmagnolese Domenico Agasso

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Facciamo prima un passo indietro. Dove e come ha vissuto i giorni del Conclave e quelli che lo hanno preceduto, a partire dalla malattia e morte di Francesco?
Li ho vissuti intensamente, con il cuore diviso tra il dovere professionale e l’emozione personale. Fin dai primi segnali del peggioramento della salute di Francesco ero in costante allerta. Ho seguito ogni sviluppo da Roma, dalla Sala Stampa vaticana, e poi parlando continuamente con fonti riservate. La morte di Francesco è stata un colpo forte, anche se atteso: è venuto meno non solo un Papa, ma una voce profetica, una guida spirituale che avevo avuto il privilegio di incontrare tantissime volte, anche in privato. Subito dopo, inevitabilmente il Conclave è diventato la nuova priorità: ho seguito passo passo ogni movimento, ogni indiscrezione, ogni segnale.

"Dio e il mondo che verrà", Domenico Agasso jr intervista Papa Francesco

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Della possibile elezione di Prevost lo aveva scritto giusto qualche ora prima su La Stampa. Come era arrivato a quel nome, che non risultava tra i favoritissimi della vigilia?
È vero: non era in cima ai “toto-papa” più diffusi. Ma in Vaticano, spesso, ciò che accade è ciò che si sussurra tra le righe. Avevo raccolto da alcune fonti qualificate -e molto attente ai reali equilibri dentro il Collegio cardinalizio- il nome di Prevost come figura capace di unire. Un uomo di governo, ma con un volto umano, esperienza pastorale concreta e, soprattutto, uno stile in continuità ma anche con elementi nuovi rispetto a Francesco. Era emersa una convergenza tra vari gruppi di cardinali che cercavano proprio questo equilibrio. Così ho deciso di scriverlo, pur sapendo che poteva sembrare azzardato. Lo tenevo d’occhio da tempo. Da prefetto dei vescovi ha svolto un lavoro riservato ma decisivo, facendo emergere una linea chiara: discernimento, sobrietà, fermezza. È un uomo che sa ascoltare a fondo e poi agire. E in Conclave, spesso, sono queste le figure che emergono: quelle che uniscono spiritualità, equilibrio, umanità e coraggio. La sua provenienza “laterale”, da una missione pastorale più che da incarichi diplomatici, era proprio il tipo di profilo che molti cardinali cercavano per proseguire, con stile diverso, la traiettoria tracciata da Papa Francesco.

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Cosa ne pensa di questo nuovo Papa? Lo conosceva già nelle sue frequentazioni vaticane?
È un uomo attento e molto preparato. È equilibrato e pragmatico. Ha una grande umanità e una straordinaria capacità di dialogo. È a suo agio in mezzo alla gente, allo stesso tempo conosce bene le dinamiche “di palazzo”. Mi ha colpito la sua capacità di ascolto e la lucidità con cui affronta le questioni più delicate. Da Papa Leone XIV si mostra sereno, concentrato, con uno stile sobrio e incisivo. Punta alla sostanza, con efficacia. In questi primi giorni ho notato una forte attenzione alla cura delle parole: è un Papa delle scelte profonde, profetiche, lungimiranti. Ed è anche molto simpatico.

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Che pontificato ci aspetta con Leone XIV, secondo la sua esperienza e secondo quanto visto e ascoltato in queste prime settimane?
Sarà un pontificato di consolidamento, ma non di stasi. Leone XIV non vuole strappi, ma continuerà molte delle riforme avviate da Francesco, con uno stile diverso. Credo punterà molto sulla formazione dei vescovi, sul rafforzamento della sinodalità (collegialità), sul dialogo tra le culture. E darà attenzione alla Chiesa nelle periferie del mondo, come ha già lasciato intendere con i primi segnali. Sarà un Papa di comunione. Un altro Papa della gente. Prevedo un pontificato grandioso.

Il futuro della Chiesa intervista a Domenico Agasso
Domenico Agasso con Papa Francesco: per il vaticanista, Bergoglio ha dato un forte indirizzo al futuro della Chiesa cattolica

Torniamo invece a Francesco, con cui aveva un rapporto speciale. Ci sveli qualche suo ricordo personale?
Il ricordo più bello è quando sono andato con la mia famiglia, i miei figli gemelli Davide e Simone, con i quali Francesco ha parlato a lungo, da nonno. I bambini (avevano otto anni) si erano preparati tre domande a testa, poi la conversazione è stata molto più lunga e approfondita con aneddoti di gioventù, curiosità sulla vita del Pontefice; io e mia moglie Elena ci siamo trovati spettatori di un dialogo che è continuato spontaneo. Da quel giorno ogni volta che lo incontravo e soprattutto sull’aereo papale la prima cosa che mi chiedeva era sempre “E i gemellini? Come stanno?”. Poi ci sono stati altri momenti intensi: le telefonate che mi faceva, per esempio ricordo quella particolarmente gioiosa dopo l’uscita del nostro primo libro scritto insieme. Bergoglio coltivava l’allegria e il senso dell’umorismo, valori per me fondamentali. Indimenticabili le sue battute durante i viaggi papali -siamo stati in tutti i continenti- i sorrisi e gli sguardi complici quando passava a salutarmi sull’aereo.

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Che eredità lascia Bergoglio alla Chiesa e al suo successore?
Un’eredità enorme e meravigliosa. Non solo per i gesti e le riforme, ma per l’anima che ha impresso al pontificato. Francesco ha riportato i poveri e gli ultimi al centro, come indica il Vangelo; ha ridato respiro alla misericordia; ha scandito davanti ai giovani di tutto il pianeta che la Chiesa è aperta a “tutti, tutti, tutti”. Ha insegnato che l’autorità si esercita con umiltà, che la missione è andare verso le periferie, i bisognosi, i sofferenti, che la fede non è un sistema chiuso ma una porta aperta. Al suo successore lascia un popolo appassionato -come si è visto il giorno dei suoi funerali e come si osserva alla sua tomba a Santa Maria Maggiore, continuamente visitata da fedeli e pellegrini- una Chiesa più sinodale, una credibilità che non nasce dal potere ma dalla semplicità. È un’eredità luminosa, subito esplicitamente valorizzata da Leone XIV.

Domenico Agasso jr nuovo coordinatore di Vaticaninsider

Sanbernardese, classe 1979, da anni lavora al quotidiano "La Stampa", curando proprio la rubrica dedicata al Vaticano. Con Vaticaninsider ha seguito Papa Francesco in diversi viaggi nel mondo. Domenico Agasso jr Il giornalista carmagnolese Domenico Agasso jr è stato nominato… Leggi tutto Domenico Agasso jr nuovo coordinatore di Vaticaninsider

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