La Fiom-Cgil ha annunciato che si stanno aprendo le procedure per uscite incentivate dei lavoratori alla Teksid Aluminium di Carmagnola, così come in altri stabilimenti piemontesi del gruppo Stellantis.
La FIOM-CGIL di Torino ha reso noto che in questi giorni si apriranno le procedure per le uscite incentivate dei lavoratori in diversi stabilimenti piemontesi del gruppo Stellantis, inclusa la Teksid Aluminium di Carmagnola, oltre alla ex Tea di Grugliasco e ad alcuni settori di Mirafiori (Meccaniche, Presse e Costruzione Stampi).
Lo stabilimento Teksid carmagnolese, in via Umberto II, è la principale industria a livello cittadino, attiva dal 1967 e che ancora oggi dà lavoro diverse centinaia di persone, in gran parte residenti sul territorio. Si occupa della progettazione e produzione di getti in alluminio per il settore automobilistico, con una capacità produttiva di circa 30.000 tonnellate all’anno.
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Un accordo per l’incentivazione all’esodo è già stato firmato alla Maserati di Grugliasco e in altri reparti di Mirafiori stessa: circa 800 gli addetti che usciranno in totale dal gruppo ex FIAT a livello regionale, quasi tutti nel Torinese.
Agli inizi di settembre, inoltre, la procedura verrà estesa agli impiegati degli Enti Centrali, con ulteriori 350 uscite e un centinaio di ingressi. Il numero preciso relativo allo stabilimento carmagnolese non è ancora stato reso noto.
«Si tratta di esodi incentivati finalizzati all’accompagnamento alla pensione, ma ciò non toglie che siamo di fronte alla perdita di ulteriori posti di lavoro -dichiara il segretario generale della FIOM-CGIL di Torino, Edi Lazzi– È come se avesse chiuso improvvisamente una fabbrica di medie dimensioni in un territorio che, in questi anni, ha solo visto cessazioni di attività e perdita occupazionale. Stellantis sta replicando in Italia l’operazione che ha fatto in Germania quando PSA ha acquisito la Opel e ha tagliato un terzo dei posti di lavoro».
Il ridimensionamento all’interno di Stellantis è stato comunque gestito con gli accordi sindacali, ma la preoccupazione del sindacato è ora rivolta soprattuto all’indotto: «A questo punto serviranno nuovi ammortizzatori sociali, soprattutto per l’indotto, strumenti di sostegno al reddito conservativi del posto di lavoro per evitare licenziamenti secchi causati, a cascata, dal ridimensionamento e dalla riorganizzazione in atto».
Conclude Lazzi: «Bisogna avere la consapevolezza che non possiamo gestire questa fase solo con gli incentivi e la cassa integrazione, perché sarebbe semplicemente l’accompagnamento del declino. Viceversa serve un progetto complessivo, che deve passare attraverso nuovi modelli di auto, nuove missioni produttive, innovazione, sviluppo e ricerca».