Smartworking, le due facce del lavoro da casa

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Alcune riflessioni sullo smartworking, o lavoro agile, dopo due mesi di isolamento forzato in casa a causa del lockdown per il Coronavirus.

Smartworking lavoro agile da casa riflessioni

Negli ultimi anni, spinti da un mondo informatico che pare non conoscere limiti e tempo da perdere, si sente molto parlare di smartworking. Mai come nell’ultimo periodo questo termine risuona costantemente.

I politici stanno cercando di attuare misure risolutive per frenare la pandemia ed i datori di lavoro fanno particolare leva sullo svolgimento dell’attività da casa. I telegiornali trattano spesso di questo modo di operare, che pare farà da protagonista nel prossimo futuro. 

Se in un periodo di cosidetta “normalità” lo smartworking può rappresentare una comodità, in un momento epocale come oggi esso assume una connotazione quasi di salvezza, al fine di preservare dalla grande crisi economica post-emergenza sanitaria e contenere le conseguenze drammatiche che toccano il motore economico del Paese. 

Grazie allo smartworking è possibile esercitare il proprio mestiere senza obbligo di recarsi in ufficio. Ciò comporta un abbassamento delle spese che il dipendente deve sostenere, considerando che non spostandosi non utilizza i mezzi di trasporto. Se tutti i dipendenti lavorassero da casa loro, anche lo stesso imprenditore trarrebbe vantaggio in quanto non tenuto a dover disporre di un ambiente appositamente messo a disposizione “solo” per i lavoratori. 

Altro punto a favore può anche essere visto in chiave ecologica: riducendo l’uso dei mezzi di trasporto l’ambiente e la natura possono tornare a “respirare” e ripulirsi dall’inquinamento di cui, com’è risaputo, l’uomo è il responsabile. 

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Anche dal punto di vista emotivo il lavoratore può sentirsi meno sotto pressione, vivere le situazioni di stress meno pesantemente perchè non posto di fronte all’eventuale giudizio da parte di altri colleghi o collaboratori. 

Se i punti di forza dello smartworking sono molteplici è altrettanto vero che ne esistono altri meno positivi. 

Primo fra tutti riguarda Internet: più persone sono collegate è maggiore è lo sforzo che dev’essere sostenuto dalla rete affinchè tutte riescano ad operare bene sui programmi lavorativi. 

Da questa constatazione si sono riscontrate diverse situazioni in cui molte persone non hanno potuto e non possono tuttora godere dell’opportunità data dallo smartworking a causa della connessione Internet che nelle loro case è quasi assente oppure troppo lenta da impedire il lavoro adeguatamente. Il dettaglio che attrae l’attenzione è che si tratta di zone limitrofe alla città, frazioni o borgate che distano a pochi chilometri ad esempio dalla stessa Carmagnola, e non di contesti in cui la connessione può avere maggiori problemi. 

Si intende dare a tutti il medesimo diritto alla rete ma si assistono a situazioni da cui emerge l’impossibilità nel garantirlo, creando non poci disagi. Per sorreggere un grande numero di soggetti connessi ad Internet la rete attiva sul territorio nazionale presenta ancora delle difficoltà su cui lavorare. 

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Il pensiero si sofferma dunque su coloro che, non potendo agire diversamente, son tornati operativi recandosi in ufficio. 

In considerazione dell’emergenza Covid-19, seppure le aziende abbiano adottato tutte le misure preventive volte ad evitare il contagio, i lavoratori si sarebbero sentiti più tutelati, per quanto riguarda la salute propria ed altrui, lavorando in smartworking. 

Se da un lato della medaglia, lo stress viene ridotto grazie anche alla minor ansia spesso causata da lunghi viaggi per giungere al lavoro, dall’altro sorge spontaneo il pensiero del danno che le relazioni sociali possono subire. 

Il non vedersi, la mancanza dei rapporti di persona, l’assenza di dialoghi e di argomentazioni vis-a-vis, la mancanza del caffè e della pausa coi colleghi possono essere causa di limitazioni alle relazioni interpersonali. 

E’ vero che il lavoro è sempre più telematizzato ma non si dovrebbe dimenticare che i rapporti sono fatti dalle persone, nel loro intero, dal linguaggio verbale ma anche in buona parte da quello non verbale, fatto di gesti, espressioni facciali e sorrisi. 

La componente umana può essere un’arma a doppio taglio: troppa può fare male in certi frangenti ma poca può far perdere il piacere di parlare, di strinngere rapporti con gli altri e di creare legami che possono anche andare oltre a quello di “semplici” colleghi. 

Giorgia Becchis