Rischia di avere gravi conseguenze l’incendio di questa notte allo stabilimento Teksid Aluminium di Carmagnola: potrebbe bloccarsi gran parte della produzione, con possibile cassa integrazione per metà dei dipendenti e interruzione dei contratti per gli altri lavoratori. Si attendono le comunicazioni ufficiali dell’azienda.

L’incendio che questa notte ha distrutto un impianto all’interno dello stabilimento Teksid Aluminum di Carmagnola rischia di avere conseguenze devastanti per la produzione e la forza-lavoro della principale realtà industriale della città, con circa un migliaio di lavoratori ad oggi complessivamente impiegati.
A bruciare -per cause ancora in fase di accertamento- sono stati infatti otto container a carboni attivi, che venivano utilizzati per l’abbattimento delle emissioni derivanti dalla produzione delle “anime”, un composto di sabbia e resine da inserire nel getto di alluminio durante il processo di fonderia.
Si tratta di un sistema anti-inquinamento fondamentale per la cosiddetta “colata in gravità” (SPM), da cui dipende oltre metà della produzione totale della fabbrica carmagnolese, a partire dalle componenti per i veicoli commerciali.
Solo le presse, che non hanno bisogno di anime, sono infatti in grado di proseguire senza intoppi, mentre il resto dei processi produttivi deve obbligatoriamente fare riferimento a questa struttura, oggi completamente bruciata, che era stata di recente installata a Carmagnola, con gli ultimi moduli entrati in funzione solamente negli scorsi mesi estivi.
Un investimento costato a Stellantis oltre due milioni di euro, che ora sono letteralmente finiti in cenere. L’impianto era gestito da due ditte esterne, i cui tecnici sono immediatamente intervenuti sul posto.

Le conseguenze del rogo per produzione e occupazione
Le scorte residue di anime stoccate all’interno della Teksid di via Umberto II paiono, al momento, consentire di proseguire con la SPM per un paio di settimane al massimo. Poi tutto rischia di bloccarsi a tempo indeterminato (salvo, appunto, le presse).
«Senza quell’impianto dobbiamo sospendere gran parte della produzione attuale, in un momento in cui si stava lavorando tantissimo -confermano a “Il Carmagnolese” alcuni dipendenti dello stabilimento- Si stima che il lavoro possa essere ridotto a un quarto rispetto ai volumi attuali, anche per diversi mesi».
Una prospettiva che potrebbe avere conseguenze devastanti anche a livello occupazionale: le prime indiscrezioni parlano di possibile cassa integrazione per 300-400 dei circa 650 dipendenti diretti Teksid, sospensione di tutti i contratti interinali in essere e ritorno agli impianti di provenienza (come Melfi o Cassino) di quei lavoratori che nei mesi scorsi erano stati distaccati a Carmagnola proprio per fare fronte alle necessità di lavorare a pieno ritmo da parte dello stabilimento di via Umberto II.
A conti fatti, quindi, due terzi del personale paiono essere al momento a rischio. Si attendono ora maggiori dettagli direttamente da parte dell’azienda, con comunicazioni ufficiali. Anche la sindaca di Carmagnola Ivana Gaveglio dovrebbe incontrare, entro le prossime ore, i responsabili dello stabilimento.
















































