Singolare iniziativa dell’Amministrazione Gaveglio in via Novara, a Carmagnola: sindaca, assessori e consiglieri hanno organizzato un flash mob per chiedere lo sgombero di un’area verde, a loro dire occupata abusivamente da anni dalla famiglia dell’ex sindaco Elia. Che replica, annunciando il ricorso a vie legali.

Attraverso una singolare iniziativa -un flash mob con la sindaca Ivana Gaveglio, parte della sua Giunta e diversi consiglieri di maggioranza, tra cui il presidente del Consiglio comunale- l’Amministrazione di Carmagnola è scesa in strada per chiedere “la restituzione alla Comunità” di un’area su via Novara, all’angolo con via Avigliana, dove poco prima la Polizia locale (in capo alla stessa Gaveglio) aveva apposto i cartelli di avviso pre-sgombero.
«Abbiamo deciso di fare questo sit-in a seguito di numerose segnalazioni di cittadini impauriti ed esausti per la sporcizia e per il degrado ambientale che si è creato nel tempo -si legge nella nota diffusa ai media da sindaca e vicesindaco, nonché condivisa da numerosi esponenti politici di centrodestra sui loro canali social- Noi ci mettiamo la faccia per tutti quelli che si sono sentiti vessati».
I cartelli esposti riportavano diversi slogan: da “Basta occupazioni abusive” a “Le aree comunali sono di tutti e per tutti” e “Basta illegalità”, ma anche “Topi, ratti, blatte: la salute a rischio per l’egoismo di pochi”, “Forno a legna abusivo: ma la qualità dell’aria?” e “Cemento, amianto… chi paga lo smaltimento?”.
Al centro del contendere, una vicenda ormai ultra-decennale. «Da tempo quell’area risulta recintata, con tanto di cancello e una porta con lucchetto -spiega Gaveglio a “Il Carmagnolese”- Approfondendo la questione, abbiamo scoperto con sorpresa che c’è un’ordinanza di una ventina di anni fa, finora sempre disattesa, per lo sgombero e la demolizione delle baracche in lamiera presenti all’interno della recinzione e costruite su battuto in cemento, nonché dei forni a legna in esse contenuti. Parrebbe esserci anche un tetto con possibile presenza di Eternit».
La sindaca, però, aggiunge subito un altro particolare: «Questo spazio ci risulta occupato abusivamente da parenti stretti della moglie di chi ha amministrato Carmagnola per un decennio e che di recente si è candidato sindaco facendo della legalità e delle aree verdi un suo “cavallo di battaglia” elettorale: Angelo Elia. Lui stesso, stando a testimonianze raccolte in loco, pare che lo frequentasse regolarmente».
C’è quindi un risvolto “politico” in questa scelta di manifestare pubblicamente lì davanti? «Abbiamo fatto il sit-in per chiedere che i diritti siano applicati sempre e senza distinzioni: il concetto è che un’area comunale deve essere a disposizione di tutti. Come abbiamo in questi anni sgomberato altri spazi, ridaremo anche questo alla collettività. Punto», taglia corto Gaveglio.
Per poi confermare, anche verbalmente, quanto riportato nella nota stampa: «Si provvederà a breve allo sgombero e alla riconsegna alla Comunità di uno spazio pubblico. La città si deve far carico dei costi ma si procederà nel recupero di quanto speso nei confronti di tutti coloro che hanno commesso abusi».
La replica di Angela Inglese, moglie dell’ex sindaco Elia
Tirata in ballo direttamente e pertanto interpellata sulla questione da “Il Carmagnolese”, la moglie di Angelo Elia, Angela Inglese (anche presidentessa dell’Associazione Karmadonne) ha così replicato:
«Visto che alcune persone dell’attuale Amministrazione non perdono occasione di attaccarmi personalmente e pubblicamente, voglio ricostruire, almeno sommariamente, questa vicenda, nell’attesa di reperire tutta la documentazione sulla questione per procedere per vie legali.
Negli anni ‘70 il signor Fumero Pietro, allora proprietario dell’area chiamata in causa, concede in uso ai miei genitori quello spazio, che viene utilizzato come orto (via Novara non esisteva ancora). Con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore nel 1998, quell’area viene destinata a verde e servizi.
La Giunta Elia allora comincia i lavori di riqualificazione dell’area: il primo lotto completato, l’unico ad oggi, è quello che corrisponde ai Giardini Iqbal Masih, inaugurati nel 2002. Nello stesso anno, la riqualificazione del secondo lotto (l’area in questione) si interrompe a seguito di un esposto anonimo contro i miei genitori e altri parenti.
Inizia così un processo che si conclude alla fine del 2005 con un esito pienamente favorevole, al seguito del quale mia madre, con una dichiarazione scritta indirizzata al Comune (che ancora conserviamo), dà piena disponibilità a regolarizzare la situazione dell’area in oggetto.
Nel 2006 cambia l’Amministrazione e da allora questo iter mi risulta che sia rimasto fermo. Ancora tre mesi fa mio marito manifestava alla commissaria della stazione di Polizia Locale di Carmagnola la completa disponibilità a regolarizzare la situazione dell’area in essere.
L’Amministrazione avrebbe potuto, già otto anni fa, procedere con le normali vie amministrative e prendere possesso dell’area. Invece cerca di far ricadere sulla mia famiglia le colpe della sua inazione, calunniandoci.
Mi chiedo contro chi sia rivolto il sit-in di protesta: contro la loro inadeguatezza per non essere riusciti ad andare avanti nella riqualificazione dei nostri quartieri per otto anni? Andate a vedere cosa c’è a fianco dell’area ritratta nella foto che hanno pubblicato sui social: il giardino Iqbal Masih abbandonato senza nemmeno più le altalene, e due campi da calcio comunali diventati una giungla con spogliatoi e bagni vandalizzati».