La Fidas Adsp e il Centro Nazionale Sangue forniscono alcuni chiarimenti sul tema molto attuale della trasfusione del plasma iperimmune, prelevato da chi è guarito dal Covid-19.
La Fidas Adsp (Associazione Donatori del Sangue Piemonte) e il Centro Nazionale Sangue chiariscono alcuni punti in merito alla trasfusione del plasma iperimmune, argomento molto attuale in questa situazione di emergenza da Covid-19.
Il plasma iperimmune è il plasma di chi è guarito dal Covid-19 e, in questi mesi, è in corso una terapia sperimentale che utilizza questa componente di sangue per migliorare le condizioni cliniche dei soggetti attualmente positivi.
Con la trasfusione, vengono trasferiti gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 dei pazienti guariti a quelli che risultato attualmente infetti.
Spiegano dal Centro Nazionale Sangue: “Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella reazione immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e aiutano il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e neutralizzandolo”.
Ad oggi non si è certi che questa terapia sia effettivamente efficace ed è un trattamento ancora sotto esame sia in Italia che all’estero.
Inoltre, nonostante il livello di sicurezza della terapia sia buono, non è esclusa la possibilità di rischi o problematiche che possono insorgere, così come tutte le procedure che implicano la trasfusione di sangue umano.
Chi è guarito dal Covid-19 ed è interessato a donare, può procedere al prelievo solo in presenza di determinati requisiti. In primo luogo, è necessario avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni e si deve essere guariti dal virus da almeno 28 giorni, risultando negativi al tampone.
Inoltre, il donatore non deve essere mai stato soggetto a trasfusioni e, per le donne, non deve esserci mai stata una gravidanza o un aborto.
Per donare è necessario fare riferimento alla struttura di coordinamento per le attività trasfusionali, che valuterà la situazione clinica del paziente.