San Valentino, l’appello di Asproflor per il settore florovivaistico

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E’ alle porte San Valentino, festa in cui per tradizione si regalano fiori: l’associazione Asproflor, guidata dal piobesino Sergio Ferraro, lancia un appello a nome del settore florovivaistico.

san valentino Asproflor
Asproflor si prepara per San Valentino

Si avvicina la festa degli innamorati, San Valentino: l’associazione Asproflor e il suo presidente, il piobesino Sergio Ferraro, propongono una riflessione su una delle ricorrenze in cui il fiore è protagonista.

Uno dei simboli della festa di San Valentino è la rosa rossa, fiore di provenienza keniota e peruviana -esordiscono- Negli ultimi anni Asproflor, l’Associazione dei produttori florovivaisti Italiani, ha però notato una novità nelle vendite in occasione di questa ricorrenza: al posto del classico fiore rosso si preferisce regalare bouquet composti da fiori di stagione, come primule, amarillis, ginestre, anemoni e ranuncoli“.

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Il cambiamento è significativo dal 2013 in poi: la diminuzione della vendita di rose infatti è netta. Ciò che è costante è la scelta di donare fiori, simboli di bellezza e di gentilezza, che generano anche benefici all’interno dei rapporti sociali.

Emerge un mutamento nelle scelte di consumo –dichiara il presidente Asproflor, Sergio Ferraro– La nostra ricerca, effettuata presso i garden center e i punti vendita a noi associati, evidenzia un calo di prenotazioni per quanto riguarda le rose rosse, certamente da ricondurre alla provenienza”. In questo periodo dell’anno, infatti, la rosa viene importata da Stati come il Kenya, il Perù e l’Etiopia: il suo costo va da 1,20 euro fino a 3,50 euro a stelo, tramite il mercato olandese. Con questo mutamento e la crisi dei consumi, causata dalla pandemia nelle vendite dei fiori, l’azienda keniota che produceva circa otto milioni di steli di rose all’anno ha convertito la sua produzione in prodotti alimentari: si va dai fagioli al mais, passando per le cipolle e le patate.

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Le importazioni di piante e fiori da altri continenti rischiano di danneggiare in modo importante la produzione Made in Italy, motivo per cui la stessa associazione richiede alle istituzioni europee un impegno sempre maggiore nella tutela del florovivaismo italiano, settore cruciale per il mercato nazionale.

Sono centomila gli addetti in questa area, che lavorano in 24.000 aziende: un terzo sono vivai, il restante produce fiori e piante -sottolinea Ferraro, riportando i dati Istat- Il fatturato del nostro settore vale circa 2,7 miliardi di euro all’anno: prima della pandemia, nel 2019, si registrava un aumento del 5,8% della produzione, oltre ad un nuovo record nell’export: 903 milioni di euro”. Inoltre, per quanto riguarda la filiera che si occupa di produrre vasi, terricci, concimi e semi, il fatturato è di tre miliardi di euro.

Sergio Ferraro, insieme al vicepresidente Franco Colombano, propone quindi di acquistare prodotti italiani e di stagione: l’Italia oggi è infatti ai primi posti in Europa per la produzione di ranuncoli ed anemoni, piante da giardino e piante mediterranee.

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La produzione di piante in vaso è aumentata dell’8,9% e le piante da vivaio del 3,3% nel 2019, prima che scoppiasse la pandemia –concludono dall’Associazione– Nel 2020, in sole sei settimane, il mercato europeo ha perso quattro miliardi di euro, di cui un miliardo solo quello riguardante i fiori recisi”.

A causa della pandemia, infatti, il settore florovivaistico italiano ha subito danni ingenti per 1,7 miliardi di euro, coperti dai ristori solo in minima parte: ciò è avvenuto a seguito del blocco di eventi, mostre, fiere e cerimonie, tra cui i matrimoni.

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