A Carmagnola una serata per parlare della ‘ndrangheta in Piemonte

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Agli Antichi Bastioni si è parlato di ‘ndrangheta a Carmagnola e in Piemonte, ripercorrendo quanto emerso anche dai processi Rinascita Scott e Carminius – Fenice.

ndrangheta in piemonte
Gli Antichi Bastioni di Carmagnola hanno ospitato una serata sul tema della presenza di ‘ndrangheta in Piemonte

Un attento pubblico ha affollato ieri sera gli Antichi Bastioni di Carmagnola in occasione della serata dedicata al tema della ’ndrangheta sul territorio e in Piemonte, primo di quattro appuntamenti organizzati dal Comune e da Avviso Pubblico per il contrasto alle mafie.

«La nostra Città si è sempre posta in modo chiaro su questo tema: come Amministrazione abbiamo deciso di prendere una posizione forte, costituendoci parte civile ai processi contro la ‘ndrangheta», ha evidenziato la sindaca di Carmagnola, Ivana Gaveglio, aprendo la serata.

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La parola è quindi passata al vicesindaco Alessandro Cammarata, che ha ripercorso le vicende degli scorsi anni in cui è stato coinvolto in prima persona, con due auto incendiate oltre a lettere anonime e altre intimidazioni di stampo criminale.

«Non siamo però caduti nel meccanismo di assoggettarci e diventare omertosi, ma abbiamo reagito -ha aggiunto- Ne ho anche patito personalmente, costretto a vivere sotto tutela per cinque, lunghi anni. Ma penso che questo sforzo sia servito per far capire a chi delinque che noi non abbiamo paura di loro».

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Tra gli ospiti di rilievo presenti sul palco, il Procuratore Capo di Torino Giovanni Bombardieri, di recente arrivato in Piemonte dopo anni in prima linea in Calabria, tra Reggio e Catanzaro.

«In attesa che a fine novembre la Cassazione si esprima sulla sentenza d’appello Carminius, ricordo come in via giudiziaria sia già stata accertata una presenza ndranghetista a Carmagnola -ha esordito- Purtroppo da decenni il Piemonte è oggetto di azioni da parte di questo tipo di criminalità organizzata».

Il Procuratore Capo Giovanni Bombardieri

Bombardieri ha infatti sottolineato come, in passato, una certa sottovalutazione e tolleranza nei confronti delle cosche di ‘ndrangheta abbia permesso un insediamento sul territorio: «ancora oggi meriterebbe un’attenzione maggiore, come già avviene in alcuni Paesi esteri».

Il Procuratore Capo ha ribadito come le mafie rappresentino un freno anche allo sviluppo locale. «Le imprese e le attività della ‘ndrangheta inquinano il mercato e l’economia legale», ha rimarcato, invitando a non lasciare solo chi ha il coraggio di denunciare.

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Il moderatore, Andrea Giambartolomei, ha ricordato come i processi degli ultimi anni -da Rinascita Scott a Carminius-Fenice- abbiano fatto emergere presunte infiltrazioni malavitose in diversi campi: dall’edilizia agli appalti pubblici, ma anche tra le concessionarie di auto e il business delle slot machine.

Ha quindi citato anche la recente operazione Factotum, che nelle scorse settimane ha nuovamente coinvolto Carmagnola e l’area sud del Torinese. 

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Tommaso Pastore, capo centro della DIA di Torino

La parola è quindi passata a Tommaso Pastore, Capo Centro della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Torino, che si occupa sia dell’analisi dei fenomeni mafiosi sul territorio sia del contrasto diretto alle realtà criminali.

«Oggi le organizzazioni mafiose non controllano il territorio tanto con la violenza, ma innanzitutto attraverso l’infiltrazione nell’economia -ha fatto eco al Procuratore- Per questo è fondamentale che gli imprenditori siano liberi e sappiano di poter contare sul sostegno dello Stato».

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Gli interventi finali sono stati affidati a due esponenti del mondo politico. L’assessore regionale Maurizio Marrone (FdI) ha parlato del rapporto tra Politica e mafie: «occorre sempre vigilare sul sistema del consenso», ha dichiarato.

Non è mancato un accenno alla gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali -con il proseguimento del bando della Regione per il loro riutilizzo a fini sociali- e all’importanza del supporto alle persone colpite da sovraindebitamento.

Il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà (ex sindaco PD di Grugliasco), ha tratto le conclusioni della serata: «il fenomeno mafioso è una minaccia concreta sia nei confronti delle Istituzioni democratiche che per l’economia: per questo va contrastato, a partire dalla partecipazione dei cittadini».

[foto-servizio di Enrico Perotti © Il Carmagnolese]

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