Niente deposito delle scorie radioattive a Carmagnola: i commenti

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Tanti i commenti alla notizia dell’esclusione di Carmagnola dai siti idonei a ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive: esulta la Politica, e non solo.

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Tanti i commenti alla bocciatura dell’ipotesi di fare sul territorio di Carmagnola il deposito nazionale delle scorie radioattive di tutta Italia

La notizia dell’esclusione ufficiale di Carmagnola dall’elenco dei siti idonei a ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive ha suscitato molti commenti dal mondo politico, e non solo.

Il vicesindaco di Carmagnola Alessandro Cammarata è stato il primo a rilanciare la notizia, abbinandola a una dichiarazione congiunta con l’assessore regionale Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia): «Fin dall’inizio ci eravamo opposti all’inserimento del sito di Carmagnola senza un’adeguata consultazione dei territori interessati, denunciando come l’area fosse inadatta ad ospitare un deposito di questo tipo. I lunghi mesi di approfondimenti con gli uffici regionali e comunali hanno soltanto confermato queste perplessità, ora accolte anche da Roma. È una vittoria di tutti i cittadini, a dimostrazione che decisioni così importanti non possono essere calate sulla testa dei territori senza che vi sia stato prima un confronto serio».

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Più stringato e sarcastico il commento del collega di Giunta, l’assessore carmagnolese Massimiliano Pampaloni (Lega): «Carmagnola definitivamente esclusa dall’elenco dei possibili siti: anche gli ultimi “uccelli del malaugurio” sono stati zittiti».

Dal Consiglio regionale esulta anche Davide Nicco (FdI), ex sindaco di Villastellone, che parla di «un grande sospiro di sollievo per un rischio scongiurato, che potenzialmente poteva danneggiare irreparabilmente un’area di alto pregio nelle produzioni agroalimentari e dalla qualità ambientale ancora molto elevata -dichiara- Ma è anche il riconoscimento a una lotta che abbiamo sempre sostenuto e appoggiato in ogni fase, e che ci ha portati anche a manifestazioni clamorose come la protesta con 250 trattori e macchine agricole all’Abbazia cistercense di Casanova nel gennaio 2021, ripetuta nuovamente un anno dopo, nel gennaio 2022».

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Soddisfazione è stata espressa dalla sindaca di Poirino, Angelita Mollo: «Siamo rimasti sollevati ora quanto eravamo rimasti sbalorditi quel 5 gennaio 2021, quando in piena pandemia ci arrivò la notizia del possibile deposito di scorie nucleari lungo i nostri confini comunali -ricorda- Partì subito una raccolta firme. Per far conoscere e comprendere il valore di questo territorio preparammo un dossier 600 pagine di documentazione che metteva in luce i siti naturalistici e storici sul territorio, le eccellenze che costituiscono la nostra ricchezza: ma sembrava che per Sogin tutto ciò non contasse niente. Oltretutto sul territorio di Poirino abbiamo anche il radiofaro che controlla l’intero traffico aereo sul Nordovest. Anche per tutto questo la notizia ci porta un Natale ancora più bello».

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Sul tema interviene inoltre Roberto Ghio, nella triplice veste di sindaco di Santena, consigliere della Città metropolitana di Torino e presidente del Distretto del cibo Chierese-Carmagnolese: «Non si può che essere contenti perché è la dimostrazione che ogni tanto il buon senso ha la meglio sulle scelte tecniche e lo strumento della politica riesce a battere la burocrazia -sottolinea- Ma è altrettanto importante l’aspetto umano e sociale, perché questa scelta valorizza i terreni che costituiscono il paesaggio inteso non come fondale idilliaco ma come principale strumento di lavoro per tutto il comparto dell’economia turistica che gravita sulla zona, con il suo patrimonio artistico ed enogastronomico. Ora occorre iniziare a lavorare dal basso sui piani regolatori di livello sovracomunale: se il territorio vuole darsi un’identità coesa, deve partire dalla valenza sociale rappresentata dal patrimonio agro-ambientale».

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Dalla Città metropolitana di Torino arriva pure la voce del vicesindaco Jacopo Suppo: «I Comuni del Carmagnolese-Chierese non hanno mai chiesto un trattamento di favore rispetto ad altri territori potenzialmente interessati. Le amministrazioni comunali e la Città metropolitana di Torino hanno solo e sempre chiesto pari dignità per tutte le Comunità locali e hanno sottoposto alla Sogin una serie di analisi tecniche da cui emergevano forti criticità ambientali collegate all’eventuale insediamento in quei territori del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi», parlando anche lui di vittoria collettiva, frutto dell’impegno sinergico di amministratori e associazioni di categoria.

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Azione affida il proprio commento all’onorevole Daniela Ruffino, che negli anni ha sempre seguito da vicino la questione, sollecitando anche a più riprese (e con diversi Governi) la pubblicazione della Carta delle aree idonee. «Finalmente, sia pure con imbarazzante ritardo, è stata resa nota la Carta nazionale delle aree idonee ad ospitare il deposito di stoccaggio delle scorie radioattive in Italia -afferma la parlamentare eletta nel Collegio carmagnolese- Nell’elenco non ci sono Carmagnola e Poirino: evidentemente non sussistevano i criteri di idoneità, come noi e i sindaci abbiamo sempre sostenuto, per evitare un intervento che avrebbe avuto effetti devastanti sul paesaggio e sulle produzioni tipiche, danneggiando il contesto con pesanti ricadute sulla qualità della vita, sul turismo e sull’occupazione. E’ stato un percorso lungo e difficile ma alla fine ce l’abbiamo fatta».

Arriva infine il commento della Coalizione di centro-sinistra Carmagnola Insieme (PD e Carmagnola Civica): «Apprendiamo che Carmagnola non è tra le aree considerate idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari. Una buona notizia per la città e soprattutto per la tutela delle attività agricole del nostro territorio. Siamo felici che l’impegno comune di tutte le forze politiche locali abbia contribuito a questo risultato».

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Al di fuori della Politica, si registra inoltre il commento da parte di Coldiretti Torino: «Non potevamo accettare che alcune tra le aree più importanti del Piemonte per le produzioni agricole fossero utilizzate per il deposito nazionale di scorie nucleari e per gli impianti collegati –interviene il presidente Bruno Mecca Cici- La nostra non è stata una battaglia di principio contro un’infrastruttura strategica per il Paese e non siamo mai stati affetti dalla “sindrome Nimby” (non nel mio cortile ndr). La nostra è stata una mobilitazione contro un grave spreco: quello di terreni fertili, oggi più che mai utilissimi per la produzione di cibo, anche alla luce delle crisi mondiali in atto. Abbiamo chiesto che non venissero valutate soltanto ragioni geologiche ma anche quelle economiche e sociali connesse all’agricoltura. Abbiamo portato le nostre bandiere e soprattutto i trattori in piazza per combattere ancora una volta il consumo di suolo di prezioso terreno agricolo e per non compromettere il futuro di produzioni identitarie per il nostro territorio come la filiera locale del grano, quella del mais-foraggio-carne piemontese. Produzioni che, una volta perse, non sarebbero state compensate dai posti di lavoro nell’impianto per le scorie».

Con quali criteri sono stati scelti i siti per il deposito nucleare?