Inquinamento idrico a Carmagnola: Azione va all’attacco sui controlli

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Il gruppo di Azione di Carmagnola va all’attacco sulla questione della bonifica Italdry e dell’inquinamento idrico delle falde sotterranee: «vengono fatti i dovuti controlli?».

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Il tema dell’inquinamento idrico a Carmagnola al centro dello scontro politico tra Azione e l’Amministrazione Gaveglio [immagine di repertorio @ PxHere]
Con un’interrogazione a risposta scritta, il gruppo di Azione di Carmagnola ha sollevato nuovamente la questione della bonifica dell’ex Italdry in frazione Bossola e, in generale, del conseguente inquinamento idrico delle falde sotterranee.

«Si tratta di una situazione che da decenni porta al divieto di utilizzo a fini idropotabili dell’acqua dei pozzi di gran parte della città -spiega il consigliere centrista Roberto Frappampina, firmatario dell’interrogazione- Anche gli ultimi controlli, effettuati a febbraio, hanno confermato la presenza dell’inquinante tetracloroetilene ed è stato ribadito l’obbligo per le aziende agricole di effettuare analisi dell’acqua destinata all’irrigazione per poterla usare».

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Su quest’ultimo aspetto, in particolare, Azione ha posto alcune domande al sindaco, chiedendo se siano stati fatti controlli e per quale motivo l’ordinanza non preveda sanzioni per chi preleva dai pozzi senza aver prima svolto le necessarie analisi.

«I controlli sono demandati ad Enti con maggiori competenze tecniche rispetto al Comune, come l’Arpa e l’Asl, e con maggiori facoltà, come la Regione -ha replicato il sindaco Ivana Gaveglio, sottolineando come i dati di febbraio siano comunque in miglioramento rispetto agli anni passati- Tali verifiche si inseriscono in quelle periodiche di routine e chi le effettua è informato in merito alla situazione ambientale dell’area».

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Una risposta che non ha però convito del tutto Frappampina e i suoi, che hanno così diffuso una nota stampa sul tema: «Alcune domande specifiche sono state affrontate senza fornire i dati numerici richiesti: questo non è rassicurante circa l’uso in sicurezza delle acque provenienti dal sottosuolo», scrivono.

E proseguono: «A questo punto un dubbio sorge spontaneo: se i dati del monitoraggio di febbraio hanno mostrato un miglioramento, senza che sia stata ancora effettuata alcuna bonifica ma solo la messa in sicurezza delle sorgenti inquinanti, allora dove è finita quella quota di tetracloroetilene che manca all’appello?».

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