Diario di un volontario carmagnolese nella Turchia post-terremoto

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“Il Carmagnolese” pubblica il diario di Enrico Perotti, tecnico radiologo dell’ospedale San Lorenzo di Carmagnola, che ha preso parte alla missione di volontariato della Regione Piemonte in Turchia, a supporto delle vittime del terremoto. Sul campo anche la dottoressa carmagnolese Mariachiara Benedetto.

diario volontario carmagnola Turchia post terremoto
Il carmagnolese Enrico Perotti, tecnico radiologo dell’Asl TO5, è andato in Turchia come volontario con la Regione Piemonte per aiutare le vittime del terremoto

A inizio marzo due volontari carmagnolesi hanno preso parte alla missione EMT-2 Maxiemergenza 118 della Regione Piemonte, che ha permesso di allestire un ospedale da campo nei pressi di Antiochia, in Turchia, nel cuore delle aree più colpite dal terremoto di febbraio e a pochi chilometri dal confine siriano.

Si tratta di Enrico Perotti, tecnico radiologo dell’Asl TO5 in servizio all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola, e della dottoressa Mariachiara Benedetto, che lavora in Chirurgia a Savigliano.

“Il Carmagnolese” pubblica, con estremo piacere, alcuni estratti dal diario che lo stesso Perotti ha tenuto in quei giorni e alcuni suoi scatti fotografici.

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La dottoressa carmagnolese Mariachiara Benedetto, chirurga a Savigliano, nell’ospedale da campo allestito in Turchia post-terremoto

Sabato 4
Ore 8:57 decollo da Caselle. Atterraggio in Turchia alle 12:11, quindi ci trasferiremo in pullman.
Ho già vissuto tre emozioni forti. Il discorso di Mario Raviolo (coordinatore del Team, ndr) che ci ha informato che Antiochia è pressoché distrutta, senza neppure un negozio aperto: dovremo comportarci bene, tenendo sempre a mente che le persone attorno a noi hanno perso tutto, anche familiari. Quindi ci ha parlato il presidente Alberto Cirio, in volo con noi: «La Regione Piemonte vi ringrazia, il vostro Paese che vi ringrazia». Una sola volta ho provato questa emozione, quando ho giurato a militare. Sono molto commosso. Ricordo anche quando, alla partenza, seduto nel mio posto in aereo, ho mandato i saluti agli affetti più cari, con l’incertezza di non sapere quando avrei potuto risentirli. Infine un po’ di ansia: abbiamo pur sempre volato su un aereo militare, in periodo di guerra.
Sono le 18 e finalmente siamo arrivati al campo. Sistemiamo velocemente i bagagli nella tenda che c’è stata assegnata, con otto brande, e andiamo subito nella tenda della Radiologia. Con il collega Matteo del San Luigi prendiamo consegne dai tecnici del primo turno, dovendo imparare in brevissimo tempo come utilizzare l’apparecchiatura dell’ospedale da campo. Già in serata facciamo i primi esami Rx.

Domenica 5
Eseguiamo esami tutto il giorno. La giornata è abbastanza tranquilla, con un sussulto per il paziente colpito dal frigo durante il terremoto.

L’ospedale da campo allestito dalla Regione Piemonte nei pressi di Antiochia, in Turchia

Lunedì 6
Oggi turno del mattino, si inizia alle 7:30. Giornata piena di forti emozioni. Prima con un bimbo di due anni: dopo la radiografia abbiamo scoperto una brutta frattura all’omero, è stato già operato nel pomeriggio. Subito dopo è arrivata una signora. Prima di sottoporsi ai raggi mi ha fatto vedere sul suo cellulare la foto di una bellissima ragazza di circa 25 anni, sua figlia, morta sotto le macerie; poi mi ha mostrato una seconda foto in cui sua figlia teneva in braccio il nipotino di circa un anno, sopravvissuto. Ci siamo abbracciati forte forte. Ho anche fatto le radiografie a una ragazza di 14 anni con il bacino rotto perché durante il terremoto si è lanciata dal secondo piano per salvarsi. Alle 18, finalmente, si stacca. Abbiamo anche riso un po’ con lo chef, che si era chiuso il dito in un portone ma, per fortuna, non si è rotto nulla: i nostri pranzi e cene sono salvi!

Martedì 7
Questo pomeriggio gli ortopedici mi hanno portato un’anziana signora a fare le radiografie, con una bruttissima frattura del femore. Mentre le facevano il gesso a tutta la gamba, ho massaggiato il piede della gamba sana e mi sono accorto che era molto freddo. Mi sono procurato una calza per darle un po’ di conforto. La figlia, per rigraziarmi, mi ha detto una sorta di benedizione che vuol dire “salute alle tue mani”. Oggi anche tante visite istituzionali, tra cui una delegazione da Bruxelles e un membro della WHO. Purtroppo c’è stato anche un decesso.

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Perotti che riceve la targa ricordo al termine del periodo di volontariato

Mercoledì 8
Oggi piccolo spaventino. Mentre aiutavo un paziente a passare dalla carrozzina al lettino, mettendo il suo braccio intorno al mio collo, lui ha iniziato a stringere, come se volesse strozzarmi. In realtà voleva avvicinare la mia testa alla sua per darmi un bacio e ringraziarmi. Poco dopo è venuta una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi per farsi controllare la clavicola destra, essendo stata colpita dalle macerie durante il terremoto. La cosa che più mi ha colpito è stato il suo sguardo: assente, spento, vuoto.
Ore 16:48: legnata di scossa mentre scrivo, con tremata e spostamento aria da ovest a est in tenda.

Giovedì 9
Giornata lavorativa normale, con molti traumi senza casi particolari. Una ragazza mi ha detto che dove lavorava è distrutto e attualmente il suo lavoro è ricostruire dove lavorava.

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Foto di gruppo dei volontari piemontesi della missione sanitaria EMT-2 dopo il terremoto in Turchia

Venerdì 10
Questa mattina hanno portato un bimbo molto piccolo, che al momento del terremoto era in incubatrice perché nato prematuro. Lì è rimasto intrappolato, sotto le macerie. Quando i soccorsi hanno liberato tutti i bimbi, le mamme e i papà hanno dovuto aspettare dieci giorni, facendo l’esame del Dna, per capire quali fossero i loro figli…
Subito dopo è stato accompagnato un bimbo di 9 anni, purtroppo con una frattura al polso procurata giocando in mezzo alle macerie. Terminato il trattamento degli ortopedici, dopo le radiografie, la mamma piangendo mi ha fatto vedere un video con il piccolo che giocava a calcio proprio nel campo in cui abbiamo montato l’ospedale.

Sabato 11
Questa mattina fatto giro in macchina in centro città. Tralasciamo la retorica, la mia mente non era pronta a metabolizzare una tragedia simile. Alcune piccole comunità di 8-10 persone a bordo strada, in mezzo a palazzi pericolanti, consumavano té e chiacchieravano. In macchina eravamo in cinque. A metà percorso -tra un «guarda quella casa, guarda quel palazzo, guarda le persone che cercano di recuperare qualcosa», una collega dice: «pensa a quanti corpi sotto quelle macerie». Agghiacciante. Non abbiamo più parlato.
Nel pomeriggio è venuta una ragazza, poco più grande di mia figlia: frattura da operare di un metacarpo della mano sinistra. Kahraman era molto spaventata, le ho tenuto la mano (sana) per tutto l’intervento cercando di incoraggiarla a resistere, era molto sofferente. Andando via, con un grande sorriso, ha rasserenato tutta l’équipe.

Alcune rovine ad Antiochia, città della Turchia meridionale, devastata dal terremoto di febbraio 

Domenica 12
A pranzo ci hanno dato il tiramisù, veramente buono, mentre un accampamento qui vicino ci ha donato una mega pentola di zuppa turca, molto speziata e molto molto molto buona.
In Radiologia oggi è entrato un omone di circa 35 anni a fare i raggi, ha riportato la frattura del polso. L’ortopedico ha ingessato, ma l’uomo è scoppiato a piangere, dicendo che doveva badare alla sua famiglia e chiedendo di togliere il gesso per poter lavorare. L’interprete Selin, dopo aver tradotto, è scoppiata a piangere e si è chiusa in sala gessi. Dopo poco l’ho raggiunta anch’io, perché sono esploso. Per completare la mattinata, mia moglie mi ha raccontato che nella notte mia figlia aveva avuto un incidente stradale, fortunatamente senza gravi conseguenze. Ora la mia bimba è a casa che riposa un po’ acciaccata.
Ma la giornata non era ancora finita. Intorno alle 18:15 la macchina per i raggi iniziava a dare dei problemi proprio mentre gli amici turchi ci stavano portando il kebab che ci avevano promesso il giorno prima. A un certo punto non ha più funzionato e siamo dovuti andare nella tenda comando a recuperare il muletto. Nel percorso di ritorno abbiamo sentito via radio una chiamata al Trauma Team perché l’ambulanza aveva appena scaricato un paziente politraumatizzato, caduto dal balcone nel tentativo di recuperare le proprie cose dalla casa semi distrutta. Allo stesso tempo, una mamma stava per dare alla luce due gemelli. Dopo aver stabilizzato il paziente e nati i due gemellini, finalmente alle 23 siamo andati a gustarci il kebab.

Lunedì 13
Con tanta felicità, l’apparecchiatura è ripartita. Intanto, piano piano, mi abituo a dormire di notte, tra i termoconvettori al massimo, il rumore degli elicotteri che pattugliano il confine con la Siria e il canto dei numerosi rospi presenti nel rio che costeggia il campo. Qualche volta è capitato che di colpo, tutti insieme smettessero di gracchiare: dopo poco, scossetta di terremoto.

Il volontario carmagnolese Enrico Perotti in Turchia con una paziente visitata dopo il terremoto, nel giorno del suo 80esimo compleanno

Martedì 14
Questa mattina mi sono prenotato per uscire dal campo e fare una passeggiata, spero di farcela perché sta piovendo.

Mercoledì 15
Questa mattina è iniziata con una grande soddisfazione per me e una grandissima soddisfazione per il mio socio Matteo: è venuto alla visita di controllo un ragazzo di 15 anni circa a cui lui aveva fatto i raggi, trovando frammenti di vetro nel piede per cui è stato subito operato. Prima di andare via, ha mostrato il display del suo cellulare su cui c’era scritto “Grazie, non ti dimenticherò mai!”.
Nel pomeriggio piccola festa con alcuni palloncini per un’anziana signora che è venuta per un dolore all’anca nel giorno del suo 80esimo compleanno.

Giovedì 16
Oggi giornata tranquilla. Finito il turno alle 14:30, sono andato a fare una passeggiata in paese. È difficile rendere l’idea di com’è la situazione. La gente è molto riconoscente verso gli italiani, le persone salutano con affetto. Anche le auto che passavano ci suonavano e ci salutavano. Insieme a noi c’è Selin, l’interprete. Alcuni ci fermano per descrivere cos’hanno perso e farci vedere dove c’erano la loro casa, la loro fabbrica, il ristorante in cui lavoravano. «Questo è ciò che resta della mia casa: se fosse sicura vi farei entrare per farvi assaggiare il nostro famoso caffè turco». Profonda tristezza.

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Il passaggio di consegne con i medici militari turchi

Venerdì 17
Ultimo giorno da “operativi”. Questa mattina è arrivato il collega turco tecnico di radiologia e abbiamo subito iniziato a collaborare. È un giovane militare molto sveglio, che in poco tempo ha subito preso padronanza con la macchina. Nel pomeriggio sono arrivati altri due tecnici, anche loro in gamba. Con Matteo abbiamo spiegato loro il funzionamento e alle cinque del pomeriggio erano già autonomi.
Oggi abbiamo iniziato con la visita dell’ambasciatore italiano in Turchia e con le sue commoventi parole di ringraziamento. Verso le 19 è arrivata la macchina con i kebab ordinati per cena: stringendoci uno all’altro siamo riusciti a entrare tutti nella piccola tenda-mensa e, in 75, abbiamo mangiato insieme, abbiamo brindato e ci siamo abbracciati. È stato veramente bellissimo. In poco tempo, gente appena conosciuta, siamo diventati una grande famiglia.
Ora siamo qui in tenda tutti insieme e continuiamo ad ascoltare musica, abbracciarci e scattare fotografie. Non vogliamo staccarci, non vogliamo che tutto questo finisca.

Sabato 18
Mi sono svegliato con la triste consapevolezza che è tutto finito. Doccia veloce, colazione, raccolto le ultime cose in giro per il campo, un saluto ai colleghi turchi e alle interpreti, una delle parti più importanti e preziose della missione: senza di loro sarebbe stato molto duro interagire con i pazienti. Con grande commozione ci siamo diretti ai pullman per tornare in aeroporto. Lì il delirio, perché la maggior parte dei colleghi turchi sono accorsi al cancello per salutarci con applausi e tanta gratitudine. E c’erano anche i parenti dei pazienti.
16:50 ora locale decollato l’aereo, direzione Torino. Ore18:10 toccato suolo italiano. Abbiamo ritirato i bagagli, ci siamo salutati e ognuno torna ora alla propria vita, ma con tantissime emozioni e ricordi nel cuore.

Turchia: “Grazie Italia per gli aiuti post-terremoto, chiamiamo il nostro bambino SergioMattarella”

Testi © Enrico Perotti per Il Carmagnolese