Deposito nazionale rifiuti radioattivi, interviene Legambiente Piemonte

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Il carmagnolese Giorgio Prino, presidente regionale di Legambiente Piemonte, commenta la pubblicazione della mappa dei siti per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Interviene anche il Circolo locale “Il Platano”.

Legambiente Piemonte rifiuti radioattivi
Il presidente di Legambiente Piemonte, Giorgio Prino, a un banchetto dell’Associazione in piazza Sant’Agostino, con il sindaco Ivana Gaveglio

Il presidente regionale di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, il carmagnolese Giorgio Prino, interviene sulla pubblicazione della mappa dei siti idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Il documento individua otto siti nella nostra regione, due in provincia di Torino (tra cui Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria -sottolinea Prino- È ora necessario imbastire un percorso trasparente e un dialogo completo, partendo dai dati dei rapporti Sogin, con tutti i soggetti territoriali: istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici e comunità scientifica. Abbiamo 60 giorni per portare le osservazioni. Lo faremo come sempre basandoci su oggettività scientifiche, in tutela del nostro territorio, delle sue specificità e senza forzature“.

Con quali criteri sono stati scelti i siti per il deposito nucleare?

Prino ricorda anche che oggi il Piemonte ospita oltre l’80% di tutte le scorie nucleari nazionali, stoccate nei due impianti di Saluggia e Trino. “Si tratta di gran parte delle scorie nazionali ad alta attività, e conseguentemente ad altissima pericolosità e i due siti sono stati riconosciuti come inidonei per la vicinanza a fiumi, falde, zone abitate: la loro pericolosità per ecosistema e popolazione è assolutamente evidente“, aggiunge il presidente regionale di Legambiente.

Sul tema interviene anche il Circolo carmagnolese “Il Platano”: “La necessità di realizzare un deposito nazionale per lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fuori discussione -dichiara la presidente, Valentina ChiabrandoIl fatto che Carmagnola rientri fra le 67 aree potenzialmente idonee per la realizzazione del deposito ha però sorpreso l’intero territorio. Sarà necessario un percorso partecipato che coinvolga istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici e comunità scientifica per raccogliere il maggior numero di dati affinché la scelta venga fatta tenendo conto anche delle fragilità territoriali e dei danni che causerebbe alle potenzialità agricole della città. Nei prossimi 60 giorni sarà necessario coordinarsi per portare osservazioni con le opportune basi scientifiche, considerando tutti gli stress a cui il nostro territorio è già sottoposto“.

Che caratteristiche avrà il deposito nazionale delle scorie nucleari?

Questo, invece il commento di Stefano Ciafani: “Dopo sei anni di imperdonabili ritardi, è il momento della condivisione e partecipazione. Serve un cambio di passo per trovare una corretta destinazione per i rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, mentre per quelle ad alta intensità è necessario un deposito europeo. Lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fondamentale per mettere la parola fine alla stagione del nucleare italiano e per gestire i rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca che produciamo ancora oggi“.

Ciafani si unisce al coro di chi chiede il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali: “E’ necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare il deposito nazionale“.

Scorie nucleari a Carmagnola, sopralluogo al sito individuato per il deposito