Carignano, è scomparso Aldo Allocco, testimone importante della Resistenza

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La storia di Aldo Allocco, presidente ad honorem dell’ANPI di Carignano e medaglia della Liberazione della Repubblica Italiana, scomparso recentemente: alle spalle, un passato da partigiano e un impegno continuo nell’illustrare la Resistenza alle generazioni più giovani.

Carignano: è scomparso Aldo Allocco, testimone importante della Resistenza (foto: sito web “Diario Partigiano – Una storia di Resistenza)

Carignano piange Aldo Allocco, medaglia della Liberazione della Repubblica Italiana, presidente ad honorem dell’ANPI cittadina e importante testimone del periodo della Resistenza, scomparso lo scorso lunedì.

Una vita, la sua, che è stata dedicata nei primi anni all’opposizione al nazi-fascismo e, in seguito, a raccontare ai giovani la sua esperienza da partigiano.

I suoi ricordi vengono narrati nel suo blog, “Diario Partigiano – Una storia di resistenza” e nel libro “Un partigiano racconta: storia delle vicende vissute nella Resistenza in Val Varaita e Val Po tra il 1943 e il 1945”.

Nato a Bra il 4 agosto 1925, Aldo Allocco è vissuto per anni a Carignano: orfano di padre già dall’età di sette anni, durante la Seconda Guerra Mondiale lavora dapprima come apprendista falegname, poi diventa aiutante in un caseificio e infine entra in una fabbrica di proiettili militari con il ruolo di manovale.

Dopo un breve ritorno nella falegnameria, decide, all’età di 15 anni, di arruolarsi nei Vigili del Fuoco, un mestiere che gli consente di aiutare chi si trova in difficoltà e di dare il proprio contributo finanziario per mantenere la famiglia che ha poche disponibilità economiche: è proprio durante questi anni che inizia a opporsi al nazi-fascismo.

Furono le SS tedesche a turbare la nostra tranquillità con azioni di rappresaglia contro i contadini della zona che ospitavano e nascondevano militari inglesi, prigionieri fuggiti dai campi di prigionia o di lavoro dopo l’otto Settembre. I tedeschi erano spietati verso questi contadini, incendiavano cascine, uccidevano senza distinzione donne, bambini e vecchi; noi dovevamo essere molto cauti nell’accorrere a spegnere gli incendi e potevamo farlo solo quando i tedeschi si erano allontanati. Incominciai ad odiarli vedendo cosa facevano, ubriachi senza pietà. Mi resi subito conto da che parte dovevo stare

Il 15 novembre 1943, Aldo Allocco viene chiamato al servizio di leva e, il giorno stesso, decide con un suo amico di disertare, nascondendosi così per qualche settimana a Crissolo. É proprio durante il viaggio verso questo paese in provincia di Cuneo che viene a contatto per la prima volta con un gruppo di partigiani e, in particolare, con il “Tenente Rocca”, Pier Angelo Dolza. In seguito, dopo un breve ritorno nella propria casa di Carignano, riparte per i monti rifiutando, ancora una volta, di allearsi con i nemici.

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Il 10 dicembre dello stesso anno, Allocco raggiunge un gruppo partigiano a Santa Brigida e, in seguito, la base del “Tenente Rocca” nei pressi di Calcinere, in cui rimane per tre settimane circa. Durante il suo soggiorno, il 30 dicembre 1943, prende parte al suo primo scontro armato a seguito dell’attacco dei tedeschi. I partigiani escono vittoriosi, ma con cinque compagni uccisi che, come scrive nel suo blog, sono stati “colpevoli soltanto di lottare per la Libertà e la Pace“.

Qualche giorno dopo, Aldo Allocco torna in Val Varaita e viene a conoscenza dell’arresto del “Tenente Rocca” e dei compagni da parte dei tedeschi e del relativo processo con l’accusa di aver costituito una banda partigiana. Al giovane carignanese viene concesso una visita ai prigionieri e, nonostante le suppliche da parte di vari vescovi e parroci di zona, il gruppo partigiano viene fucilato l’11 gennaio 1944.

Intanto, diversi sono i rastrellamenti nella Val Varaita con fucilazioni, scoppio di bombe e incendi a danno dei civili, di cui ventisette vittime, “persone appartenenti ad una tranquilla ed onesta comunità di lavoratori agricoli“. Da questa azione, hanno inizio gli attacchi del gruppo partigiano contro i nazifascisti, nonostante i pochi mezzi a disposizione.

Il 25 marzo 1944 segna la data di un altro attacco importante da parte dei nemici a cui Aldo Allocco partecipa: si tratta di uno scontro a fuoco che causa molte vittime, tra cui molti ragazzi ventenni, che obbliga il carignanese e i sopravvissuti a fuggire e a dividersi in piccoli gruppi, raggiungendo località diverse. Grazie all’aiuto di un’amica, riesce con alcuni compagni a trovare vitto e alloggio per qualche giorno e, in seguito, Allocco e un amico decidono di tornare a Carignano.

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Il viaggio a piedi verso Carignano durò parecchi giorni, attraversammo la campagna nelle zone di Revello, Staffarda, Cardè, Villafranca, Vigone, Pancalieri, Virle; di tanto in tanto ci fermavamo nelle cascine per poterci riposare e rifocillare, purtroppo molti contadini erano preoccupati, non tanto per il vitto che ci fornivano, quanto per l’ospitalità della notte, temevano infatti le spiate e quindi le rappresaglie da parte di tedeschi e fascisti“.

A Carignano però, i due restano poco perché sono nuovamente costretti a fuggire a causa di un rastrellamento nelle abitazioni delle famiglie. É così che il viaggio riprende e la necessità di scappare li conduce in Val Gilba e in Val Varaita: con la presenza di altri partigiani vengono organizzate ulteriori squadre, ma a fine aprile sono una cinquantina i membri dei gruppi uccisi, in combattimento o in seguito alla cattura.

Dopo un’operazione di salvataggio nei confronti di una base partigiana vicina, Allocco viene impiegato per i rifornimenti in una borgata locale. Dal mese di maggio ad agosto 1944, la valle si riempie di partigiani in quanto viene costituito il comando della Quindicesima Divisione “Garibaldi” che si rivela utile per allenare i più inesperti: “si collaborava con le Amministrazioni Comunali e con la popolazione per risolvere i vari problemi, primo fra tutti l’approvvigionamento di viveri, che a causa dei posti di blocco non arrivavano più in valle“.

Nella zona vengono organizzate le prime postazioni in cui vengono inserite mitragliatrici e mortai; i nazifascisti iniziano a reagire con “spedizioni punitive“, in particolare quella del 1 agosto 1944, con incendi, razzie e uccisioni di partigiani e civili.

Rivivendo gli orrori del periodo e in riferimento a uno degli ultimi rastrellamenti avvenuti per mano delle truppe nemiche, Aldo Allocco scrive: “Giornate così dolorose noi non ne vogliamo più, chi ha vissuto quella giornata e chi vi parla è uno di quelli, non potrà mai dimenticarla. La ricordino qualche volta anche i giovani per essere degni dei loro vecchi e delle loro intrepide nonne, degni del loro amore al paese, alla loro terra“.

Per leggere la storia e i ricordi di vita partigiana di questo testimone, definito dall’ANPI carignanese come “grande esempio di umanità e coerenza“, è possibile consultare gli scritti pubblicati sul suo blog, archiviati secondo l’anno in cui i fatti sono avvenuti dal settembre 1942 al settembre 1944.

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