Salotto Letterario a Racconigi sul tema del dolore

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Lunedì 17 febbraio, nella sala Unitre di Racconigi, torna il Salotto Letterario condotto da Luisa Perlo e dedicato, questa volta, al tema del dolore, attraverso il libro “Niente si oppone alla notte” di Delphine de Vigan.

 

"Niente si oppone alla notte" è il libro intorno a cui ruota il Salotto Letterario di febbraio a Racconigi
“Niente si oppone alla notte” è il libro intorno a cui ruota il Salotto Letterario di febbraio a Racconigi

Primo appuntamento del 2020 per il Salotto Letterario di Racconigi in programma lunedì 17 febbraio, alle ore 20,30 nella sala Unitre del Centro culturale “Le Clarisse”.

Durante lo svolgimento della serata, condotta da Luisa Perlo, si tratterà il tema della “il dolore”, attraverso il libro della scrittrice francese Delphine de Vigan “Niente si oppone alla notte”.
Ingresso libero a tutta la popolazione.

Questa la trama dell’opera: nel 2008, a sessantun anni, Lucile si toglie la vita. A scoprirla è sua figlia Delphine, l’autrice del libro. Un mattino di gennaio è entrata nel suo appartamento e l’ha trovata così, distesa sul letto, senza vita. Perché? Non è una domanda a cui si possa dare risposta, e Delphine de Vigan, già affermata scrittrice, per molto tempo resiste all’idea di dedicarle un libro. Ma c’è una “luce segreta venuta dal nero” a sedurla e a farle riprendere la penna in mano. Con la certezza che “la scrittura non può nulla. Tutt’al più permette di porre le domande e interrogare la memoria”.
Lucile era una donna bellissima, ammirata e desiderata, che portava in sé da sempre una ferita profonda. “Il suo dolore ha fatto parte della nostra infanzia e, più tardi, della nostra vita adulta, il dolore di Lucile fa indubbiamente parte del nostro essere, mio e di mia sorella. Eppure, ogni tentativo di spiegazione è votato alla sconfitta.” Ma questa morte esige almeno di avvicinarlo, quel dolore, di esplorarne i contorni, i recessi segreti, l’ombra che proietta.

È dunque per combattere il potere distruttivo del silenzio che Delphine inizia a scavare nella memoria familiare, a partire dai nonni un po’ bohème e anticonformisti e dai loro nove figli, per ricomporre il quadro di una “famiglia che ha suscitato lungo tutta la sua storia numerosi commenti” e ha proiettato intorno a sé un’inconsueta fascinazione. Una famiglia “allegra e devastata” in cui la tragedia si è insinuata presto e si è riprodotta con inusitata acrimonia, alternandosi a momenti di sublime felicità. Una famiglia in cui ci si è amati, ci si è detestati, ci si è ritrovati, un nucleo anche un po’ bislacco che Delphine interroga, inquieta e appassionata, per arrivare a scoprire il coraggio e l’amore che stavano dietro il sorriso d’oscura dolcezza di sua madre. E renderle così l’omaggio più bello: un ricordo di carta e un destino di personaggio.